venerdì 29 agosto 2014

La storia della campane di S. Maria Maggiore

Canda recorde chiame chelu sone, / canda recorde chela cambanèlle / ch’ogn’albe s’accurdave a la canzone / alègre alègre de la rinnilélle. Con questi versi il compianto Marcello Martone evocava, con la nostalgia di chi ha lasciato la terra natìa, il dolce suono delle campane, che dalla torre di S. Maria Maggiore entrava nelle case dei vastesi.
Il suono delle campane segnano i ritmi della nostra vita: i suoi rintocchi ci svegliano, ci accompagnano in tutte le ore della giornata, richiamano
i fedeli a raccolta nei momenti di festa, ma anche in quelli più tristi.
Dall'alto della torre della Chiesa di S. Maria Maggiore oggi fanno sentire la propria voce cinque campane: la più antica risale al 1747, ed è posta sul lato ovest del campanile, quella sul lato est è del 1857, la campana maggiore è stata fusa nel 1833, mentre le due più piccole risalgono al 1956.
Grazie alla presenza di alcuni documenti storici e delle schede redatte dalla Sovrintendenza è possibile ricostruire in buona parte la storia delle campane di S. Maria Maggiore.
Gli storici ricordano che nel 1547 venne fusa, a spese dei sacerdoti, la campana grande, in sostituzione di quella precedente rotta.
Il canonico Diego Maciano, nel suo Diario, conservato manoscritto presso l'Archivio Storico "G. Rossetti", in data 24 maggio 1714 annotava: "Si diede principio al lavorare le campane nella Chiesa di S. Maria Maggiore nella casa del Sig. Conte Ricci vicino e dirimpetto alla casa del Sig. Giuseppe de Nardis, nella strada di S. Gaetano". Dopo circa un mese e mezzo, e precisamente il 7 luglio, "Ad ore 11 della notte fu colata la campana della Chiesa Matrice di S. Maria Maggiore, et alli 11 detto fu cavata dal fosso e si sonò per vedere che sono faceva, e si sonò per tre giorni continui et ogni uno che sonava dava qualche cosa a quei lavoranti, tanto huomini quanto donne, a 15 detto fu levata, e fu portata vicino alla Chiesa dentro di una casa dell'Eredi di Carlo Sottile". 1748.08 ducati fu la spesa sostenuta per la fusione della campana maggiore del peso totale di 19 cantara, a cura del SS. Sacramento, del Marchese Cesare Michelangelo d'Avalos e di molti cittadini. Sulla campana era impresso lo stemma dell'Università. Per l'avvenimento, dal Capitolo di S. Maria, "furono fatte tante divotioni, cioè si cantò la messa, Te Deum, si espose il Sagramento".
Il 10 agosto successivo si completò la cella campanaria della torre di S. Maria: venne chiuso il vano superiore e recintata la terrazza con parapetto.
Completate le campane e la cella campanaria, bisognava affrontare un compito sicuramente arduo: salire i pesanti bronzi sull'alta torre. Il 15 novembre, alle 22 di sera, si salì la campana grossa "senza verun pericolo per la Dio gratia, ma solamente nella metà della Torre sortì, che in una delle carioli di sopra della Torre per la gran fatiga pose fuoco". A guidare i meccanismi per il trasporto delle campane c'erano le mani esperte di Antonio Malatesta e Mastro Domenico Molino.
La settimana successiva venne issata la campana dedicata alla Madonna, mentre il 25 novembre venne realizzato il palo di ferro per permettere l'oscillazione della campana grande, che venne suonato con grande festa il giorno 27 novembre alle ore 22.
Il 7 marzo 1715 venne colata la campana della Madonna della Neve "nel Priorato della Sig.ra Contessa Giovanna Carnevale, et è più grossa della prima in una decina e mezzo".
L'ultima campana, la quarta, come riferisce ancora il Maciano, venne posta sulla torre della chiesa il 1° giugno 1719.
Don Francesco Carideo nell'inventario dei beni conservati a S. Maria Maggiore, redatto nel 1740, annotava che la meno grossa delle campane venne benedetta e battezzata da mons. Vincenzo Capece, arcivescovo di Chieti, nell'anno 1716, imponendole il nome di Maria Vincenza Barbara.
La campana maggiore "frantasi" nel 1829, venne rifatta dello stesso peso, issata sull'alta torre "dagl'ingegnosi Vastesi", dove ancora oggi si trova, e cominciò a far sentire la propria voce il 24 settembre 1833.
La campana, del diametro di 140 centimetri per 160 di altezza,  presenta sulla corona una decorazione a motivi floreali seguita da un'iscrizione disposta su quattro file. Nelle prime due file si richiama alla protezione contro ogni flagello e contro i terremoti: IMPERAT XPUS AB OMNI MALO NOS DEFENDAT A FULGURE TEMPESTATI ET FLAGELLO XPUS VINCIT XPUS REGNAT XPUS… XPUS NOBISCUM STATE VERBUM CARO FACTUM EST S. MARIA ORA PRO NOBIS TERTIO FUSA SUB TERREMOTO LIBERAT NOS…
Nel terzo rigo si legge chi ha donato la campana: CONGREGATIONE SS. SACRAM ET SACRATIS SPINA HUIUS REGALIS ECCLESIAE S. MAR MAIOR CIVIT VASTI.
Sulla zona mediana, in corrispondenza dei quattro punti cardinali, vi sono dei bassorilievi. Quella anteriore mostra una figura in piedi in atto di sostenere il SS. Sacramento, quelli laterali raffigurano rispettivamente un'anfora e il crocifisso.
La campana posta sul lato est del campanile, alta 98 cm. per un diametro di 87 cm., è stata fusa nel 1857, in sostituzione della precedente risalente al 1735 del peso di 7 cantara, dalla rinomata fonderia dei F.lli Fiore e Giovanni B. Tarantino di Sant'Angelo dei Lombardi. La campana è sospesa mediante anelli scolpiti con mascheroni e presenta sulla corona una cornice modonata a ovuli seguita da un'iscrizione disposta su due file e da una fascia di festoni floreali.  Sulla zona mediana sono presenti bassorilievi raffiguranti rispettivamente un'anfora, sormontata da una croce e da festoni retti da angeli; la Madonna tra una gloria di cherubini e un Santo.
Intorno alla bocca è presente un'ulteriore iscrizione dove si apprende la data della fusione: RIFUSA E INGRANDITA A SPESE DEL GONFALONE LUGLIO 1857 PRIORE D. LUIGI LACCETTI TESORIERE D. POMPEO MARCHESANI.
La campana più antica e seconda per grandezza è quella posta al lato ovest del campanile. Fusa nel 1747 nella fonderia dei Fratelli Marinelli di Agnone, il bronzo ha un'altezza di 138 cm. per un diametro di 122 cm.
Intorno alla corona è presente un'iscrizione disposta su tre file, delimitata da una decorazione di cherubini alternati a festoni. Questo il testo dell'iscrizione: SANCTUS DEUS SANCTUS FORTIS SANCTUS IMMPORTALIS MISERERE NOBIS XPTUS NOBISCUM STATE - LIBERA NOS DOMINE CHRISTE REDEMPTOR SALVA NOS MARIA A FULGURE ET TEMPESTATE - D.° FRANCISCUS CARIDEO PROCURATOR ANNO D.NI MDCCXLVII CAMPANAM HANC FUNDEM CURAVIT.
Sulla zona mediana vi sono alcuni bassorilievi: a fronte è presente un ostensorio, con la scritta OPUS / H FRATIS / MARINELLI / ANGLONENSIS, a sinistra S. Barbara con l'iscrizione S. BARBARA ORA PRO NOBIS, a destra la Madonna col Bambino seguita dall'iscrizione S. MA, e sul retro una Santa non identificata, di cui è illeggibile anche l'iscrizione.
L'iscrizione posta sulla campana sembra indicare genericamente quali autori i F.lli Marinelli di Agnone, in pratica un riferimento diretto più alla fonderia che a una singola persona, anche se la H posta davanti a FRATIS, potrebbe rimandare a Ercole Marinelli (Herculis), attivo proprio in quegli anni.
La campana piccola, per il suono della messa, è stata rifusa più volte: si ricorda quella del 1733 (del peso di due cantara) e quella del 1823.  Nell'estate del 1956, dopo un'interruzione di molti anni, sono state fuse due campane dalla Ditta Mari di Torre de' Passeri. Benedette solennemente durante la s. messa di domenica 9 settembre, alla presenza di quattro madrine, la signora Ricci e la signora Scardapane e le signorine Maria Pomponio e Lucia Forte, i bronzi sono stati sistemati sul campanile dove tutt'ora si trovano.

Lino Spadaccini






















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