domenica 21 settembre 2014

San Michele (4): Poesie dedicate al Santo dai poeti vastesi

Quarta puntata 
di Lino Spadaccini
Il nostro Santo Patrono nel tempo ha ispirato diversi poeti vastesi. Dopo i versi dialettali di Luigi Anelli e Nicola Del Casale proposti ieri, quest’oggi vi proponiamo versi in lingua di autorevoli poeti del passato.
Cominciamo con un sonetto molto bello di
Domenico De Luca (1817-1881), dal titolo “A San Michele”, conservato manoscritto nell’Archivio Storico “G.Rossetti”. La poesia è una sentita e sincera preghiera elevata al Santo patrono, che veglia sul suo popolo fedele, contro i terremoti e le epidemie.

Da Te campati, Arcangelo possente,
Dal terremoto, e dal ferale scempio;
Con provvido consiglio, e savia mente,
I Padri nostri t’elevaro un tempio.

E da quel fausto dì costantemente
Su questo suol vegliasti, sì che l’empio
Satanno freme chè l’Istonia gente
Per te mostra una fede senza esempio.

Ed oggi ancor, ai pianti, alle querele
Mosso di questo popol, Tu dal rio
Morbo salvasti il gregge tuo fedele:

Ond’esso esclama in coro: o Sommo Iddio,
Serbami a Protettor sempre Michele;
Ed altro bene in terra io non desio.

Sullo stesso tono e l’Inno a S. Michele Arcangelo, declamato dal poeta Michele Genova (1806-1860), dove nelle ultime due sestine scrive:

Or che i falli della terra
An già colma la misura,
Ed i mali ne fan guerra
Angiol mio, deh placca il Ciel!
Campa Tu dalla Sciagura
Questo popolo fedel.

Che se gli Avi ti sacraro
Un votivo monumento
E Tua gloria tramandaro
Alla più remota età,
Tempii avrai ben cento, e cento
Ch’ogni cor l’innalzerà.

Nel 1898, dalla sua abitazione nel Rione San Michele, a pochi passi dalla chiesa patronale, il magistrato Francesco Giacomucci (1872-1950), scriveva un bel sonetto dal titolo “Notti”:

Ombre ho davanti, e in cuor; ululi brevi
Foran l’anima mia, su quest’altura.
Angiol Michele, la tua spada è pura
Or sul demonio, e i tuoi calcagni lievi!

Sognai quassù (tu rammentar mi devi)
Tra cielo e mare, ne la notte oscura:
Recava il vento un fremer di paura,
Tu sguinzagliar Lucifero parevi…

Ero su’ quindici anni e per la fronte
Correvan fiamme; spiriti dannati
E le ripe intravidi, io, d’Acheronte:

Ma pur, gli anelli ne la man serrati,
Tu sorridesti e di tenere impronte
Parvero gli occhi del dimon segnati.

Il medico Francesco Oliva Leone, già autore di altri inni come quelli alla Sacra Spina ed a San Cesario, intorno alla metà del Settecento, dedicò un componimento al glorioso Arcangelo Michele, che possiamo leggere nel suo volume manoscritto "Inni Sacri", conservato presso l'Archivio Storico "G.Rossetti", dove racconta la sconfitta del demonio e la sua cacciata dal cielo:

M'innalzo al Cielo, e veggo / Dagli Angioli servito / In numero infinito / De' Cieli lo splendor, / Tutti gli stan d'intorno / divoti e ubbidienti, / Mentre i sovrani accenti / N'eseguon con amor. / Tra quelli è 'l più splendente / L'Arcangelo Michele, / Ch'a Dio sempre fedele / Lucifero espugnò: / Io son simile a Dio / Dicea lo spirto fello; / No che non sei tu quello, / Michele allor gridò, / Non mai la Creatura / A Dio può farsi uguale, / Benché non sia mortale, / Pure dal nulla uscì; / Se di morir non temi, / Tu dono speciale / Di Lui, che d'immortale / Vita ci premunì; / Prima che Dio creasse / I Cieli, e insiem con loro / Tutto il celeste Coro, / Dimmi, dov'eri tu? / Nel baratro del Nulla / Marcivi ancor sepolto; / Ed ora sei sì stolto, / Che nol ramenti più? / Così dicea Michele, / Ma non l'udì Satanno, / Anzi al sovrano scanno / Pretese di salir; / Allor, preso un pugnale, / Michel gli salta addosso, / e vintolo e percosso / Dal Ciel lo fece uscir. / Vanne Angelo fellone, / Vanne all'eterno pianto, / Che ben ti sta. Frattanto / Tu che farai, mio Cuor? / Di chi fra questi due / Esser tu vuoi seguace? / Un dà l'eterna pace / L'altro l'eterno ardor. / Tu palpiti, tu tremi / Pensando al fuoco eterno; / E pur non ti discerno / Le colpe abbandonar: / Ah invoca in tuo soccorso / L'Archangelo Michele, / Egli le tue querele / È pronto ad ascoltar: / Ei ti darà vigore / Ad esser penitente, / E a vivere innocente/ La guida tua sarà, / E poi nell'ora estrema / Del viver tuo mortale, / Con volo trionfale / Al Ciel ti porterà.

E chiudiamo con i versi forse più belli, ma comunque i più sentiti dai fedeli, che ancora oggi con fervore e devozione li innalzano al cielo nei giorni di festa:

O principe degli Angeli
Gloria di nostra fede
Con pura ed umile
Noi ci appressiamo a Te.
Dalle città, dai campi,
dalle lontane Americhe,
si levi un solo grido:
Evviva Sam Michel!

Tu nella vita proteggici
Tu insegnaci a morire
Ti offriamo i nostri palpiti
Tutto il nostro soffrir.
Gli Angeli Cherubini
Dall'alto in cor rispondono
Chini sul nostro mare:
Evviva San Michel!
















































1 commento:

profmugoni ha detto...

Rallegramenti, i più grandi, ai cari Nicola e Lino !!!!!
Il Servizio "San Michele - Vasto" che qui avete postato fa allargare il cuore ad ogni Vastese ovunque sia disperso, e anche agli "Amici di Vasto",lontani e vicini (sono fra questi. Per giunta, fate contenti milioni di fedeli, sparsi per il mondo, che vantano di aver S. Michele come Patrono, e questi sono davvero tanti tanti ! es., Auguri ai cittadini di BONO (SS)che oggi invocano S.Michele, loro Patrono.
Auguri, buon S. Michele a Vasto, in Europa e nel mondo!
prof. f. mugoni