lunedì 20 ottobre 2014

ITALIANO: QUARTA LINGUA PIU’ STUDIATA AL MONDO

di Nicolangelo D'Adamo

Il Ministero degli Esteri ha diffuso i dati relativi alle iscrizioni ai corsi di italiano che vengono finanziati nel mondo dal ME e dalla società della “Dante Alighieri”. Fatti un po’ di conti si scopre, con un misto di incredulità ed orgoglio, che la lingua italiana sta al quarto posto tra le lingue più studiate al mondo. E se la Germania e gli Stati Uniti restano di gran lunga i Paesi con più studenti di Italiano, la nostra lingua conquista i Paesi orientali: la Cina, il Giappone, persino il lontano Vietnam e i Paesi arabi. Solo due anni addietro, nel 2012, erano solo 570.000 gli studenti di Italiano al mondo, oggi siamo arrivati ad un milione e mezzo. Soprattutto i giovani sono incantati dal nostro design, moda, cibo, musica lirica, ricchezza archeologica, insomma l’intero pacchetto che conosciamo sotto il nome di Made in Italy e la conoscenza della lingua diventa un indispensabile veicolo per una conoscenza più approfondita del nostro Paese.

Certo fa molta rabbia confrontare tanto entusiasmo straniero per la lingua italiana alla riluttanza che abbiamo noi Italiani ad adoperarla in ogni circostanza e, soprattutto, nel linguaggio istituzionale. Non solo il mondo del commercio, della finanza , dei servizi, ma anche il mondo politico ci sta rimbambendo con nuovi termini ed espressioni inglesi, fino agli ultimi “Spending Review” e “Job Act”. Sembra quasi che ci si vergogni ad adoperare le espressioni e i termini corrispondenti in Italiano. Non abbiamo alcun ritegno, alcuna vergogna nel mostrare tanto atteggiamento servile, tanto poco orgoglio per la nostra cultura, tanto umiliante accattonaggio linguistico fino a chiamare “Question Time” l’appuntamento pomeridiano dei ministri per rispondere alle interpellanze parlamentari.

Un carissimo amico di Perth, in Australia da ragazzo, la settimana scorsa era in vacanza a Vasto, mi ha chiesto incuriosito: “Ma perchè in Italia tutti i negozi hanno nomi inglesi?”….non ho saputo rispondergli.

NICOLANGELO D’ADAMO

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