sabato 25 ottobre 2014

Si appendeva sull'uscio di casa: l'onore e il prestigio della laurea nei secoli scorsi

Era consuetudine a Vasto e altrove esporre all'esterno il "Dottorial Diploma" 


di GIUSEPPE CATANIA

Una curiosità accompagnava il rituale del conseguimento della laurea sospirata. Infatti, era usanza che il neolaureato, conseguito l'attestato, faceva ritorno a Vasto "con corteggio di gente a cavallo, di tamburi ed insegne, affiggendo sull'uscio di sua casa, il dottorial diploma, senza di che per Dottore non era stimato."
Frequentemente le cronache "rosa" dei giornali pubblicano, tra le "notizie liete"', annunci di conseguimento di lauree e specializzazioni. È un modo per far sapere agli amici il coronamento dì una ambita meta professionale e l'ingresso ufficiale in quel "ceto", alquanto ricercato, dei "dottori". Le vicende, una volta
superato il difficile baluardo dei concorsi e dei corsi di qualificazione, ci diranno quanti riusciranno ad uscire indenni ed avviarsi all'esercizio di una attività professionale decorosa e sufficientemente remunerativa.
Un compito arduo, di cui si ha un riscontro a guardare la grande massa dì giovani laureati disoccupati ed in cerca affannosa del primo impiego o di un sicuro posto di lavoro. È certo, però, che la "laurea" per il giovane e sempre un prestigioso traguardo, anche per soddisfare le aspettative di papà per i sacrifici compiuti, non tanto per ambizione, quanto per assicurare ai rampollo una garanzia per  un futuro sorretto dal fatidico "pezzodi carta", da attaccare bene incorniciato, dietro la scrivania.
Tutto poi dipende dall'acquisizione delle attitudini e dalla effettiva preparazione del neolaureato, se intenzionato, veramente, ad incamminarsi nel solco della attività prescelta. 
I LAUREATI A VASTO NEL '500. L'antica tradizione vastese, come ricorda lo storico Luigi Marchesani (Storia di Vasto, pag. 182), vanta decorosi e prestigiosi esempi di illustri professionalità. "Molti alle professioni scientifiche si danno, altri alla carriera giudiziaria segnano, ed altri di regii impieghi ricevono il carico". Insomma, da che mondo è mondo, la ricerca di una attività prestigiosa e redditizia è stata sempre l'aspirazione di tutti.
Nel 1522 - scrive il Marchesani - contavansi 31 fuochi di Preti, uno de' quali era Schiavone, ed uno in chirurgia; nel 1794 erano 30 i dottori in legge civile e canonica, 11 i medici e chirurghi,  7 i notai, 43 i Preti Sacerdoti e 23 i Monaci, tutti vastesi residenti in patria", nel 1838, nel tempo in cui il Marchesani scriveva la sua "Storia di Vasto", esercitavano a Vasto molti medici e avvocati, "di diciotto dottori in medicina e chirurgia, metà esercita la professione a Vasto, metà in Napoli ed altrove; quattro giovani stanno ancora agli studi medici ed altri a que' di legge". 
Da Vasto i giovani andavano a studiare e laurearsi a Napoli e a Roma, ma anche in altre università, tanto che Angelo De Sanctis, nel 1543, frequentava l'Università di Padova. 
Una curiosità accompagnava il rituale del conseguimento della laurea sospirata. Infatti, era usanza che il neolaureato, conseguito l'attestato, faceva ritorno a Vasto "con corteggio di gente a cavallo, di tamburi ed insegne, affiggendo sull'uscio di sua casa, il dottorial diploma, senza di che per Dottore non era stimato."
Un particolare questo da cui discende oggi l'uso (anche se molti, per ovvie ragioni, non propensi a non
fare pubblicità), di pubblicare la notizia sui giornali, proprio per essere considerati dalla società nella nuova
condizione "dottoriale". 
IL PAPIRO. Era anche consuetudine, in occasione del conseguimento della laurea, esporre nelle botteghe dei barbieri (assai frequentate dalla gente), nelle vetrine dei negozi più in vista, oppure sui muri delle abitazioni, composizioni poetiche arricchite da gustosi disegni, per sottolineare le virtù intellettuali e morali di chi aveva conseguito il traguardo della laurea. Così sono sorti i cosiddetti "papiri" di laurea che hanno fatto parte della storia,della cultura,delle arti del nostro costume, e che spesso sono stati anche composti da noti artisti e poeti, tanto da essere definiti "papiri d'autore". Giovanni Prati non sfuggì a questa "moda" tanto che compose un "papiro poetico" in omaggio ad Anselmo Guerrieri Gonzaga, un patriota mantovano, "nel dì della sua laurea", così concepito: Anselmo! / Alla domestica allegrezza / Aggiungi l'affetto mio/Il quale / Stima formava a suo proprio segno / Quando / Consolati i dolori / In adorno intelletto / Soave costume/Libero animo / Come in esempio di virtù / Degnamente riposa. 
Spesso, però, con il passare del tempo, i "papiri" hanno assunto un aspetto canzonatorio, ironico, discostati da quelli romantici, comprendenti sonetti adornati da disegni di grande pregio artistico, per approdare a quelli segnatamente caricaturali, densi di humour, ricchi di contenuti satirici, ma pur sempre legati a quei rito goliardico e festaiolo. di cui spesso gli stessi studenti colleghi sono autori per pretendere dal neolaureato un contraccambio in abbondanti libagioni.
LA PROFESSIONE DI NOTAIO . Aprire poi uno studio professionale è compito arduo, addirittura proibitivo nell'antichità, a meno che la famiglia del neolaureato non disponeva di risorse adeguati. Lo stesso Luigi Marchesani sottolinea, per esempio, che a Vasto, agli inizi dell'800 erano cinque i Notai Regii che "ricevono e conservano gli atti ai quali dar si vuole il carattere di autenticità: non più ne' templi, bensì ovunque il bisogno l'esige in tutta la provincia". Cioè, come si può arguire, anticamente i rogiti notarili erano effettuati dentro le Chiese della Città. 
Una usanza questa appresa dai Romani che stipulavano gli atti nei Templi, A prova di tanto riportiamo un atto di donazione, datato 17 maggio 742 scritto dal Presbitero Giovanni  Petronace, all'interno della chiesa di San Salvatore nel Guasto Aymone. Questa chiesa esisteva, prima ancora del Convento di S. Agostino, su cui poggia l'attuale Cattedrale di San Giuseppe. Un altro istrumento notarile del dott. Giovanni De Guglielmo di Federico porta la data del 2 giugno 1442 "apud Ecclesiam S.Mariae in Valle, prope terram Vasti Ay", cioè scritto nella chiesa di Santa Maria in Valle, situata nei pressi della Valle deH'AnghelIa. poi intitolata
a Santa Lucia, sul finire del XVII secolo, dopo che venne distrutta, insieme al convento, dalll' incursione dei
Turchi nnel 1566.
Giuseppe Catania

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