martedì 28 ottobre 2014

TEMPO DI SEMINA: IL "MONTE FRUMENTARIO" DI PIETRO MUZII SINDACO

NEL 1827 VENIVA CREATO A VASTO UN ENTE PER LA DISTRIBUZIONE DELLE SEMENZE AI CONTADINI PIU' POVERI. 

 di Lino Spadaccini

Per favorire l’agricoltura il sindaco Pietro Muzii, nell’aprile del 1827, promosse l’istituzione del Monte Frumentario con i fondi comunali.
Nati nel quattordicesimo secoli, i Monti Frumentari erano enti istituiti allo scopo di acquistare grano e cereali e distribuirli per la semina, favorendo così la classe più povera degli agricoltori.
Tra alti e bassi i Monte Frumentari risorsero dopo il 1815 con la Restaurazione e furono regolamentati da un nuovo decreto regio emanato il 29 dicembre 1826 da Francesco I. In pratica stabiliva che gli enti fossero gestiti da un amministratore eletto dal consiglio
comunale che doveva dar conto del suo operato direttamente all'Intendente, la massima autorità provinciale. Prevedeva, inoltre, che Controllori Regj appositamente nominati facessero ispezioni saltuarie, improvvise e scrupolose, al fine di scoprire e denunciare gli atti illeciti e gli amministratori infedeli.
Le garanzie offerte dal nuovo regolamento diedero grande impulso alle istituzioni dei Monti Frumentari, tanto che nel 1830 se ne contavano circa settecento, per lo più creati grazie all'iniziativa dei contadini stessi. Così anche a Vasto, nella seduta del Consiglio dei Decurioni del 18 aprile 1827, il sindaco Pietro Muzii, al suo secondo mandato, espose la sua iniziativa: “Signori. A far prosperare questo Comune l’agricoltura… è necessario a parer mio, che si stabilisca un monte frumentario… Là ognuno che non tanto l’avvilimento de’ prezzi de’ generi abbia ammiserita la classe de’ coloni, quanto la ingordigia di coloro, che somministrando le semenze a prezzo alteratissimo sulla ruina degl’infelici erigono il colosso della loro fortuna. Non altrimenti perciò potrà darsi un sollievo alla classe di coloro che bagnando del proprio sudore l’aratro rendono proficue le loro opere non ad essi solo, ma a tanti che con loro vivono in società sotto l'impero di un Sovrano che veglia per la felicità comune”.
L’autorizzazione per lo stabilimento del Monte frumentario  avvenne con decreto del 3 marzo 1828, a firma di Francesco I. Questo il testo integrale:

Napoli, 3 Marzo 1828

Francesco I° - Per la Grazia di Dio Re del Regno delle due Sicilie, di Gerusalemme ecc. Duca di Parma, Piacenza, Castro ecc. Gran Principe ereditario di Toscana ecc.
Veduto il parere della Consulta de’ nostri real dominio di qua del Faro;
Sulla proposizione del nostro Ministro Segretario di Stato degli affari interni:
Abbiamo risoluto di decretare, e decretiamo quanto segue.
Art.° 1°. Il Comune di Vasto in provincia di Abruzzo Citerione è autorizzato a stabilire un Monte frumentario, e dotarlo colla somma di ducati mille e cinquecento, che preleverà dal suo stato discusso, i termini della deliberazione decurionale del 30 di settembre dello scorso anno 1827.
Art.° 2°. La somma indicata nell’articolo precedente sarà impiegata nel acquistare tanta quantità di grano, che costituirà la dote capitale del Monte, con doversene tenere l’amministrazione nello stesso modo prescritto nel regolamento ammesso al nostro real decreto de’ 22 di giugno 1826; ben vero che ne sarà moderato l’aumento sulla norma di que’ Monti che trovasi regolarmente approvati.
Art.° 3°. Il nostro Ministro Segretario di Stato degli affari interni è incaricato della esercitazione del presente decreto.
Firm. Francesco

Per ottenere le semenze, gli agricoltori dovevano fare domanda verbale presentandosi presso l’ufficio della Commissione Amministrativa di Beneficenza entro il 15 di settembre di ogni anno, e soltanto dopo aver già preparato i terreni da seminare. Superato detto termine, le domande venivano rifiutate.
Molte erano le richieste inoltrate presso il Monte: per fare solo un esempio, nel 1834 furono erogate semenze a ben 225 agricoltori vastesi, per un totale di 1102 tomoli.
A Vasto il nuovo istituto inizialmente ebbe vita difficile a causa di fallimenti e di qualche frode che lo spinsero fino alla rovina. Non assolvendo più alla sua funzione originaria, dopo alcuni tentativi di trasformazione, l'ente cessò ogni sua attività nel 1920.
Restando in tema, uno dei problemi che diede gran filo da torcere al sindaco Pietro Muzii era la questione della qualità del pane. Per decenni gli amministratori locali non fecero nulla per garantire che sulle tavole dei vastesi arrivasse un pane di grano tenero o duro che fosse, di buona qualità. Solo il Muzii rimase fermo e deciso nei suoi propositi e dichiarò guerra aperta ai panettieri: “Signori. E’ pessimo il pane bruno che si spaccia dai nostri panettieri, e voi stesso lo vedete con profondo rincrescimento. In tutti i tempi la panizzazione è stata difettosa; e progredendo la colpabilità de’ panettieri per la impunità che godono, si sono resi eccessivamente perniciosi nella ostinazione di non sostituire il buono al pessimo, decisi a non emendarsi.
Tutti gli sforzi convien fare per liberare questa Città dalla vituperevole pratica di vendersi al pubblico del pane non cotto, nero non ben manipolato, e di farina non pura”.
Nella stessa seduta, Pietro Muzii, pose l’accento anche sulla qualità del pane bianco, prodotto da un solo privato, praticamente in regime di monopolio: “…A rimuovere tale inconveniente ho indotto il detto privatario a rinunciare all’Appalto; ed ho ottenuto il contentamento de’ pubblici panettieri d’accollarsi il peso della confezione del pane bianco sotto le stesse condizioni stipolate dal medesimo… Così dalla emulazione che sorgerà tra tutti i panettieri avrasi sicuramente un buon pane, senza che il Comune soffre detrimento nella sua finanza. A buon dire, la privativa in parola sostenuta da un solo verrebbe in linea di subappalto trasferita da lui a molti, che ne assumerebbero i dritti, ed i doveri, e de’ quali ognuno si attiverebbe di migliorare il suo pane in preferenza dell’altro, onde averne maggiore smercio e conseguentemente miglio lucro…”.
In un certo senso possiamo dire che Pietro Muzii fu un precursore del libero mercato.
Secondo quanto stabilito nel Regolamento di Polizia Urbana i panettieri erano tenuti a possedere un deposito di farina sufficiente a soddisfare il consumo per almeno cinque giorni. I loro forni dovevano rimanere aperti al pubblico dalle due ore innanzi al levare del sole, sino alle due ore della notte. Il prezzo del pane veniva stabilito dal 1° Eletto del Comune ogni otto giorni.

Lino Spadaccini























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