domenica 28 maggio 2017

Fraine: quando la contadinella sordomuta riacquistò l'udito e la parola

Abruzzo fra sogno e realtà
Fraine, antico feudo dei Caracciolo 

di GIUSEPPE CATANIA


Dalla statale Istonia, lasciata Liscia (bivio), si giunge a Fraine, sulla sommità di un colle alto mt.751, a Colle Castello, sul versante sinistro dell'alta valle del fiume Treste.
E' un centro agricolo, e da anni, anche
meta preferita di soggiorno estivo, oasi tranquilla ricca di boschi e rigogliosi pascoli adatti per l'allevamento del bestiame, da cui i "frainesi" traggono i proventi principali della loro economia.
Il borgo è citato, col nome di Fragine, in documenti del XIII secolo, divenuto feudo del Principe Marino Caracciolo di San Buono, detto Scappuccino, per donazione avuta dal re di Aragona, Alfonso I, nel 1451.

Diede i natali ad un valente scultore. Di lui si ha un insigne monumento d'arte religiosa nel portale in travertino finemente scolpito, che faceva parte del convento di S.Agostino e che si trova ora incastonato nella facciata della Cattedrale di San Giuseppe di Vasto.

Una pietra, posta alla base della lunetta, reca la data ed il nome dell'artista, con questa dedica incisa:
+ AD MCCLXXXX
III OVSCVNTES Q
PORTAM CERNITIS OS
MAGISTER ROGERIVS
DE FRAGENIS FEC.hO P
(O voi che passando guardate questa porta è stato Mastro Ruggiero de Fragenis che fece quest'opera nell'anno del Signore 1293).

Anticamente Fraine sorgeva più a monte dell'attuale borgo abitato e se ne ha memoria in alcuni documenti dell'Archivio di Napoli consultati da Adelio Tilli ne "II Santuario della Mater Domini in Fraine" (Ed. del Club Amici di Vasto - Tip. Marinucci Histonium 1984).

Il territorio di Fraine venne dato in feudo nel 1137 da Ruggiero I a Pietro Latro, nobile romano e potente feudatario e Gran Contestabile del Regno, sposo di Luciaria, che era figlia di Pier Leone, e sorella di Papa Anacleto.

Nel 1190 passò in eredità al figlio, Pietro Latro il Giovane e da questi al figlio Ragone, nel 1210, insieme ad altri feudi che appartenevano alla Baronia di Monteferrante.

In quell'anno le terre del Feudo erano dette Fraine Superiore e Fraine Inferiore e, nel 1239 erano in possesso del figlio di Ragone Latro, avuto dalla moglie Giselda di Molino, chiamato Parisio, nominato dall'Imperatore Federico Viceré di Sardegna.

Il Feudo di Fraine Inferiore venne dato in dote a Bartolomea, figlia di Filippo Latro, nel 1271, andata in sposa a Pietro Alemagna; quello di Fraine Superiore ai due figli maschi.

Fino agli inizi del 1400 entrambi i feudi, così divisi, erano inclusi nei cedolari delle imposte.

Ma nel 1415, nell'elenco degli esattori si leggeva: Fragina Superior sine taxa - Fragina Inferior taxata. Fu nel 1440 che i frainesi ottennero di abbandonare la parte superiore che venne chiamata "Frainelle". Dopo essere state incamerate nei possedimenti del regno, le terre di Fraine vennero date, da Alfonso I, nel 1541, a Marino Caracciolo, principe di S.Buono.
In epoca immemorabile sorgeva, nella valle del fiume Treste, sulla pianeggiante balza, un convento di suore. Infatti, quella località è nota come "Piana delle Monache", con accanto una piccola chiesa, nei pressi di un bosco ombroso e vicino al vallone Vicenne. Di questa presenza si ha testimonianza nel ritrovamento, ai primi del 1950, di alcuni reperti archeologici, tra cui monete databili al III e IV secolo d.C, vasellame e numerosi scheletri, indubbiamente appartenenti ai monaci ed alle suore di quel convento.

Nel 1056 i fratelli Berardo e Mainero, figli di Giovanni, duca di Bari, donarono le terre di loro proprietà, per farvi sorgere un "monastero", col preciso intento, come vollero espressamente fosse riportato nell'atto rogato da Giovanni, giudice e notato, "in favore dell'anima nostra e dell'anima di Giovanni e Ingegambe, genitore e genitrice nostri e delle anime delle nostre mogli Gerima e Altrude".
Quale abate e costruttore del convento-monastero, venne preposto il monaco benedettino Alberto.
Fino al 1518 compare, fra le proprietà della casa dei Caracciolo, il Feudo di Fraine e il Monastero di Santa Maria Mater Domini (Tutti li benefici di Jus Patronato delle otto terre dello Stato di Santo Buono).
Infatti, parlandosi del Castello di Fraine, è detto: "in dicto castro et pertinentiis ipsius extat Abatia diructa in totam, quae vocatur Sancta Maria Mater Domini, cum maxime feudo et nemoribus, et aliis ditibus quam retinet ad presens filius Excellentis Domini Alphonsi Caraccioli".
Ma, come si può notare, del monastero si hanno solo le rovine.
Resta la chiesetta, con tetto a cassettone. Sul tempietto l'altare in legno scolpito e, nella nicchia, la statua lignea della Vergine che, da un esame compiuto nel 1937 dal Prof. Francesco Verlengia (Soprintendente ai Monumenti d'Abruzzo) datati attorno al 1200.
Tra il 1950/1960 un restauro maldestro tolse il soffitto e le pareti della chiesa vennero ricoperte da intonaco!
Attorno, però, la stessa quiete e serenità che scandiscono il lento correre dei secoli.
Qui la gente si riversa proveniente per lo più dall'America, dall'Argentina e dall'Australia, ogni anno, il 31 Maggio, in pellegrinaggio per la festa in onore di Santa Maria Mater Domini.
Secondo una leggenda si vuole che in quel luogo avvenisse un evento miracoloso.
Accadde che una contadinella sordo-muta venisse distolta da un improvviso bagliore proveniente dai rami della gigantesca quercia, lasciando apparire l'immagine della Vergine.
La giovinetta corse ad avvertire il padre che stava arando il campo nella vicina località Trensadice, riacquistando la parola e l'udito, all'atto di comunicare con il genitore.

La quercia ora non c'è più: venne colpita, nel 1929, da un fulmine. Nel 1944 venne completamente distrutta dai boscaioli.

Accanto, rigogliosa, cresce una nuova quercia e più in là è stato costruito un ristorante con una fontana di acqua sorgiva, per dissetare i visitatori ed i pellegrini. L'incrollabile fede dei Frainesi emigrati ha fatto sì che venisse costruita a Paterson (New Jersey - USA) una chiesa per farvi celebrare, nella impossibilità di ritornare a Fraine, la Festa in onore di Santa Maria Mater Domini, il 31 maggio di ogni anno, col rito ed il costume della tradizione, in pellegrinaggio.

Giuseppe CATANIA

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