mercoledì 30 agosto 2017

PRODUZIONE DI LATERIZI, VASELLAME, LANA, VETRO, ARMI, ATTRAVERSO I SECOLI, A VASTO

Il popolo vastese, nella sua antica tradizione, ha offerto rilevanti esempi di operosità
di GIUSEPPE CATANIA
La presenza di alcuni edifici monumentali, ancora intatti a distanza di secoli, ci offrono testimonianza dell'ingegno e della perizia con cui i nostri progenitori hanno saputo industriarsi per contribuire ad accrescere lo splendore della città. L'impegno imprenditoriale della gente di Vasto, dunque, è testimoniato sin dai primi secoli e possiamo anche ritenere, con certezza, che la maggior parte dei mestieri venne ereditata dai primi abitatori di questa terra, cioè dagli Etruschi, fors'anche dalle precedenti genti Osche.


Laterizi e vasellame
Il rinvenimento di vasi etruschi, tegoloni, su cui sono impressi i sigilli delle fabbriche, avvalorano la presenza a Vasto di fabbriche di grande importanza. Nella località Madonna delle Grazie esisteva, all'epoca di Histonium, uno stabilimento per la produzione di laterizi, di cui erano proprietari alcuni componenti della famiglia Paquia, stando al ritrovamento di mattoni, intonaci decorati, vasellame. Certamente, da qui
vennero prodotti i manufatti occorrenti per i lavori dell'edilizia in città. Ma altre fabbriche di mattoni esistevano nel territorio in località Sinello, come evidenziato successivamente nella concessione che, nel 1284 Carlo I d'Angiò fece a Rolando Conte Palatino. Nel 1304, fra i beni di Errico di Guasto Aimone si comprendeva  una fabbrica in località "Pinzaria" (o Pinciaria), da cui prese denominazione proprio dalla presenza in loco di grande quantità di tegole
che in dialetto vastese sono detti "pinci". Nel 1822, come risulta da un atto del Notaio F.A. Marchesani del 5 gennaio relativo ad un contratto fra De Meis-Attardi, esisteva una fabbrica di stoviglie a Vasto, diretta da due capimastri provenienti da Napoli. E per la presenza di cave di argilla, nei pressi della località Trave, vi erano numerose fornaci per la cottura di tegole, stoviglie, mattoni per l'edilizia, vasellame.

Lavorazione della lana
La produzione e la lavorazione della lana fu, certamente, la prima attività cui le antiche genti che abitarono questa terra, si dedicarono. Peraltro, la denominazione Histonium, derivante dal greco Iston, vuoi significare tessuto di lana, proprio perché i primi abitatori della località erano dediti alla pastorizia e alla produzione e commercio dei tessuti di lana che esportavano nelle regioni elleniche.
Nel nostro litorale, si stabilì, dopo la guerra di Troia, una colonia di greci sbarcati al seguito del loro re Diomede. E l'approdo, sede dei traffici commerciali dei prodotti lanieri, venne denominata Istona, toponimo che, sotto la dominazione romana, venne trasformato in Histonium, conservando la radice iniziale. Già nel secolo XI i prodotti di lana erano particolarmente ricercati e ritenuti famosi, tanto che le tele qui prodotte e confezionate, erano divenute misura di paragone per la vendita. "Panni di lana davansi da' nostri telai nell'undicesimo secolo: in vero a di 7 maggio 1045 un clerico, di nome Arnulfo, si obbligò di tessere e mandare cento braccia di panno di lana, giusta la pubblica misura di Stonio (cioè di Istonio - ndr) a Giovanni Abate di San Giovanni in Venere" (v. Luigi Marchesani Storia di Vasto, pag.180).

La fabbrica del vetro
Altre fabbriche famose a Vasto quelle di vetro che risalgono al XIV secolo, quando i Caldora possedevano questo Feudo, e che furono affidate ad operai esperti fatti venire, poi, dai D'Avalos, successori nel possesso della Città, dalla Germania. Nel 1696 la fabbrica venne affidata al veneziano Lorenzo Del Moro ed era situata nella strada di S.Spirito (attuale via Aimone),
nei pressi delle ex carceri. La vetreria durò fino al 1819 quando venne definitivamente chiusa, dopo che venne distrutta da un incendio.

La produzione delle armi 
La produzione delle armi, assai attiva, era affidata ai maestri ferrai, tanto che a Vasto, sin dai tempi degli Etruschi, esistevano fonderie capaci anche di produrre monumenti in bronzo, statue, oltre a lavorare le armi occorrenti per l'esercito. Infatti, il mestiere delle armi era assai diffuso a Vasto e numerosi esponenti combatterono con i romani nella guerra contro Pirro (470/476) e durante la guerra sociale, tanto da ricevere le lodi di Cicerone e ricordati da Strabone e Silio Italico. Nel XV secolo esisteva a Vasto una squadra di armati al comando di un capitano e tamburino, mentre nel 1666 la Compagnia di soldati Istoniensi era comandata dal capitano Pietro Antonio Giganti. In epoca anteriore, romana, si ricorda il nome di Lucio Bebio Avito che prefetto o capo del collegio dei fabbri, sovrintendente all'approvvigionamento delle armi per l'esercito al cui comando era un altro istoniense, Tito Statorio Proclo, già Quatuorviro Quinquennale, comandante della X Legione Augusta Fedele. Le fucine dei fabbri esistevano ancora al largo dei ferrari, oggi piazza Diomede, proprio di prospetto al Castello Medievale dove erano addossate le basse costruzioni che contenevano i forni e le botteghe artigiane, che furono demolite nel 1832. Gli ultimi fabbricanti, dopo l'eliminazione delle casette addossate al castello, si trasferirono nella fila di abitazioni disposte a piazza Barbacani, dove ora sorge il Palazzo di Città. Ereditarono il mestiere i Pracilio, capaci di fabbricare armi di precisione di pregio artistico.

GIUSEPPE CATANIA
 Lastra funeraria (Museo Civico di Vasto) dedicata a Marco Bebio figlio  di Marco, nipote di Quinto Suetro Marcello, della tribù Arniense.
Fu Questore del Municipio di Histonium, per due volte eletto alla carica di quatuorviro quinquennale per l'amministrazione della Giustizia e per il patronato della Città. Dopo la sua morte gli venne eretta una statua equestre e decretato il funerale a spese pubbliche e un sepolcro con scudo argenteo.

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