Il popolo vastese,
nella sua antica tradizione, ha offerto rilevanti
esempi di operosità
di GIUSEPPE CATANIA
La presenza di alcuni
edifici monumentali, ancora intatti a distanza di secoli, ci offrono
testimonianza dell'ingegno e della perizia con cui i nostri progenitori hanno
saputo industriarsi per contribuire ad accrescere lo splendore della città.
L'impegno imprenditoriale della gente di Vasto, dunque, è testimoniato sin dai
primi secoli e possiamo anche ritenere, con certezza, che la maggior parte dei
mestieri venne ereditata dai primi abitatori di questa terra, cioè dagli
Etruschi, fors'anche dalle precedenti genti Osche.
Laterizi e vasellame
Il rinvenimento di
vasi etruschi, tegoloni, su cui sono impressi i sigilli delle fabbriche,
avvalorano la presenza a Vasto di fabbriche di grande importanza. Nella
località Madonna delle Grazie esisteva, all'epoca di Histonium, uno stabilimento
per la produzione di laterizi, di cui erano proprietari alcuni componenti della
famiglia Paquia, stando al ritrovamento di mattoni, intonaci decorati,
vasellame. Certamente, da qui
vennero prodotti i manufatti occorrenti per i
lavori dell'edilizia in città. Ma altre fabbriche di mattoni esistevano nel territorio in
località Sinello, come evidenziato successivamente nella concessione che, nel 1284 Carlo I d'Angiò fece
a Rolando Conte Palatino. Nel 1304, fra i beni di Errico di Guasto Aimone si
comprendeva una fabbrica in località
"Pinzaria" (o Pinciaria), da cui prese denominazione proprio dalla
presenza in loco di grande quantità di tegole
che in dialetto
vastese sono detti "pinci". Nel 1822, come risulta da un atto del Notaio F.A.
Marchesani del 5 gennaio relativo ad un contratto fra De Meis-Attardi, esisteva una fabbrica
di stoviglie a Vasto, diretta da due capimastri provenienti da Napoli. E per la
presenza di cave di argilla, nei pressi della località Trave, vi erano numerose
fornaci per la cottura di tegole, stoviglie,
mattoni per l'edilizia, vasellame.
Lavorazione della lana
La produzione e la
lavorazione della lana fu, certamente, la prima attività cui le antiche genti
che abitarono questa terra, si dedicarono. Peraltro, la denominazione
Histonium, derivante dal greco Iston, vuoi significare tessuto di lana, proprio
perché i primi abitatori della località erano dediti alla pastorizia
e alla produzione e commercio dei tessuti di lana che esportavano nelle regioni
elleniche.
Nel nostro litorale,
si stabilì, dopo la guerra di Troia, una colonia di greci sbarcati al seguito
del loro re Diomede. E l'approdo, sede dei traffici commerciali dei prodotti
lanieri, venne denominata Istona, toponimo che,
sotto la dominazione romana, venne trasformato in Histonium, conservando la
radice iniziale. Già nel secolo XI i prodotti di lana erano particolarmente
ricercati e ritenuti famosi,
tanto che le tele qui prodotte e confezionate, erano divenute misura di
paragone per la vendita. "Panni di lana davansi da' nostri telai
nell'undicesimo secolo: in vero a di 7 maggio 1045 un clerico, di nome Arnulfo,
si obbligò di tessere e mandare cento braccia di panno di lana, giusta la
pubblica misura di Stonio (cioè di Istonio - ndr) a Giovanni Abate di San
Giovanni in Venere" (v. Luigi Marchesani
Storia di Vasto, pag.180).
La fabbrica del vetro
Altre fabbriche
famose a Vasto quelle di vetro che risalgono al XIV secolo, quando i Caldora
possedevano questo Feudo, e che furono affidate ad operai esperti fatti venire,
poi, dai D'Avalos, successori nel possesso della Città, dalla Germania. Nel
1696 la fabbrica venne affidata al veneziano Lorenzo Del Moro ed era situata
nella strada di S.Spirito (attuale via Aimone),
nei pressi delle ex
carceri. La vetreria durò fino al 1819 quando venne definitivamente chiusa,
dopo che venne distrutta da un incendio.
La produzione delle
armi
La produzione delle
armi, assai attiva, era affidata ai maestri ferrai, tanto che a Vasto, sin dai
tempi degli Etruschi, esistevano fonderie capaci anche di produrre monumenti in
bronzo, statue, oltre a lavorare le armi occorrenti per l'esercito. Infatti, il
mestiere delle armi era assai diffuso a Vasto e numerosi esponenti combatterono
con i romani nella guerra contro Pirro (470/476) e durante la guerra sociale,
tanto da ricevere le lodi di Cicerone e ricordati da Strabone e Silio Italico. Nel XV
secolo esisteva a Vasto una squadra di armati al comando di un capitano e
tamburino, mentre nel 1666 la Compagnia di soldati Istoniensi era comandata dal
capitano Pietro Antonio Giganti. In epoca anteriore, romana, si ricorda il nome
di Lucio Bebio Avito che prefetto o capo del collegio dei fabbri,
sovrintendente all'approvvigionamento delle armi per l'esercito al cui comando
era un altro istoniense, Tito Statorio Proclo, già Quatuorviro Quinquennale, comandante della X
Legione Augusta Fedele. Le fucine dei fabbri esistevano ancora al largo dei
ferrari, oggi piazza Diomede, proprio di prospetto al
Castello Medievale dove erano addossate le basse costruzioni che contenevano i
forni e le botteghe artigiane, che furono demolite nel 1832. Gli ultimi
fabbricanti, dopo l'eliminazione delle casette addossate al castello, si trasferirono nella fila di
abitazioni disposte a piazza Barbacani, dove ora sorge il Palazzo di Città.
Ereditarono il mestiere i Pracilio, capaci di fabbricare armi di precisione di
pregio artistico.
GIUSEPPE CATANIA
Lastra funeraria (Museo Civico di Vasto) dedicata a Marco Bebio figlio di Marco, nipote di Quinto Suetro Marcello, della tribù Arniense.
Fu Questore del Municipio di Histonium, per due volte eletto alla carica di quatuorviro quinquennale per l'amministrazione della Giustizia e per il patronato della Città. Dopo la sua morte gli venne eretta una statua equestre e decretato il funerale a spese pubbliche e un sepolcro con scudo argenteo.
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