venerdì 27 marzo 2015

OGGI E' LA FESTA DELLA SACRA SPINA: STASERA MESSA E PROCESSIONE

LA STORIA DI UN'ANTICA DEVOZIONE
 di LINO SPADACCINI

Questa sera, alle ore 18, in occasione della solennità della Sacra Spina, S. E. Mons. Bruno Forte, Arcivescovo della Diocesi di Chieti-Vasto, presiederà la Solenne Concelebrazione Eucaristica, cui farà seguito la processione della Sacra Reliquia per le vie del centro storico.

Una buona partecipazione di fedeli, per tutta la durata della Quintena, è la dimostrazione più evidente dell'attaccamento dei vastesi alla preziosa reliquia donata dalla famiglia d'Avalos alla chiesa di S. Maria
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Maggiore, ed in un certo senso è proprio questo il "miracolo" che ogni anno si ripete, non tanto per la fioritura della Spina, che secondo tradizione avviene tra l’ora sesta (mezzogiorno) e l’ora nona (le ore 15) del Venerdì Santo, quanto per la grande devozione dei fedeli ancora oggi molto sentita dopo quasi cinquecento anni.
Il suono inconfondibile della campana grande di S. Maria, la solennità e la grande partecipazione della celebrazione eucaristica, la processione per le vie del centro storico, accompagnato dal canto dell’Ave Spina, intonato a gran voce a cori alterni da uomini e donne, riesce a regalare forti emozioni e un coinvolgimento unico che in poche altre occasioni si ripete.

Come molti ancora oggi ricordano, in passato la processione della Sacra Reliquia si svolgeva intorno a mezzogiorno. In segno di devozione molti uomini sfilavano per le strade completamente scalzi, mentre le donne indossavano semplici calze e portavano in mano un grosso cero.

Secondo la tradizione cristiana si vuole che la corona di Gesù Cristo sia stata recuperata da Luigi IX di Francia e poi da lui donata alla Cattedrale di Notre-Dame di Parigi. Da questo oggetto, nel corso dei secoli, furono tolte numerose spine per essere donate a chiese e santuari.
Le Sacre Spine sparse nel mondo sono davvero tante, alcune sono presenti anche in Abruzzo come a L’Aquila, Sulmona, Lanciano e naturalmente a Vasto. “Fra tutti i centri abruzzesi”, scriveva Padre Donatangelo Lupinetti nella pubblicazione La Sanda Passione (1967), “Vasto si distingue sia per la devozione alla S. Spina e sia per la maggiore garanzia di autenticità, data la documentazione storica che essa è in grado di offrire alla critica”.
La prima notizia sulla Sacra Spina la troviamo sul manoscritto Memoria dell’antichità del Vasto di Nicola Alfonso Viti: “Solo in tal giorno apparisce in cima a questa reliquia, come un fiore di certa materia, che par lanugine bianca; ond’è che non può dubitarsi, che sia altro una di quelle benedette spine…”. Ma le informazioni più complete le possiamo leggere in un piccolo libricino dal titolo Notizie Istoriche appartenenti alla Sacra Spina, scritto dal medico e letterato Francesco Leone e stampato a Napoli nel 1778, dove sono riportate, oltre ad informazioni storiche utili, anche alcune testimonianze dirette vissute da alcuni personaggi e dall’autore stesso del testo: “È questa una Spina intiera lunga oncie tre ed un minuto di palmo architettonico Romano, aspersa nella punta del divin Sangue;  graziosamente conceduto dal Pontefice Pio IV al famoso D. Ferdinando Davalos Governatore di Milano, e Delegato al Concilio di Trento come Ambasciatore del Re di Spagna Filippo II, dopo la di cui morte, fu ella da D. Alfonso Davalos di lui erede, trasportata a Vasto, e decentemente situata nella Chiesa Parrocchiale, oggi Real Collegiata insigne di S. Maria Maggiore, dove presentemente si venera”.
Le testimonianze dirette, riportate sul citato libricino sono quelle degli storici Nicola Alfonso Viti, di cui abbiamo già riferito, di Tommaso Palma, autore della prima storia di Vasto data alle stampe (1690), dove si legge “Che queste sia veramente una di quelle, si comprova con evidenza dal prodigioso fiorire”, ed ancora Padre Federico Sardeschi, predicatore, che nel 1748 osservò sulla “Spina una goccia di sangue lucida, e risplendente, la quale dopo un quarto d’ora a poco a poco svanì”, e lo stesso Francesco Leone, che il Venerdì Santo del 1743 vide “spuntar dal gambo alcuni piccoli steli, che prima non si vedevano, né si videro dopo”.
Tanta è la devozione del popolo vastese verso questa reliquia, e tanti sono gli episodi che la tradizione e i libri di storia ci hanno tramandato. Una di queste è presente nel dipinto, datato 1857, sulla volta della navata centrale di S. Maria Maggiore, opera del pittore vastese Andrea Marchesani, dove è raffigurato “Il Miracolo della Sacra Spina”, per ricordare un episodio avvenuto nel 1643. La notte della vigilia del Corpus Domini, probabilmente a causa di un lume rimasto acceso, l’Altare maggiore prese fuoco e ben presto le fiamme divamparono su tutto il presbiterio, alimentate dalla presenza del legno del coro, dei sedili e dell’altare. Le fiamme arrivarono fino al tetto, tanto che cominciarono a cadere, una dietro l’altra, tutte le travi che lo sostenevano. La gente richiamata dal fumo e spaventata dalle alte fiamme che fuoriuscivano dalla chiesa, rimase inerme davanti a tanta sciagura. Il pensiero della gente andò subito alla Sacra Spina, che in quel tempo si conservava all’interno di una nicchia di legno dell’Altare maggiore. Coraggiosamente uno schiavo turco, impietosito dalle preghiere del popolo, ma anche incoraggiato ad intervenire, con la promessa di guadagnare la libertà, si spinse all’interno della chiesa, e trovato un varco tra le fiamme, riuscì ad arrivare fino all’altare ed a portare in salvo la Reliquia.
Quindi può ognuno agevolmente arguire quanto maggiori, e più frequenti siano le grazie, che si dispensano da lei a favore de’ Cittadini Divoti”, scrisse Francesco Leone, “ Non v’è disgrazia, non v’è male, che si faccia a minacciare questa fortunata Città, che alla comparsa di tal prodigiosa Reliquia non si dilegui!”. L’autore dell’opuscolo ricorda l’incendio divampato in casa Raimondi, la mattina del Sabato Santo, ma portata la Sacra Spina sul luogo, da un Sacerdote Capitolare, “appena imboccossi in quella strada, donde poteva vedersi l’incendio, le vampe si ritirarono, e non prima giunser Ella presso l’ardente casa, che affatto con universale stupore spontaneo si spensero”. In un’altra occasione, a causa delle devastazione di un imponente sciame di locuste, venne portata in processione la Reliquia e “le infeste bestiole aggomitolatesi concordamente in aria a forma di vasta, e densa nube, fuggirono a sommergersi in mare”. Nel 1777, a causa della siccità, durata per tutta l’estate e per buona parte dell’autunno, si decise di far uscire in processione la Sacra Spina, ma il giorno precedente alla data fissata, cadde una pioggia benefica.
Nel 1647 il Marchese Diego D’Avalos, fece erigere una “maestosa Cappella”, dove poter conservare con maggior decoro la preziosa Reliquia, e i suoi successori, Cesare Michelangelo e Donna Ippolita, la arricchirono con ricche suppellettili sacre. Oggi la Sacra Spina si conserva nell’omonima cappella realizzata nel 1921 su progetto (del 1890) del giovane architetto vastese Roberto Benedetti.
E chiudiamo con una poesia molto intensa e piena di nostalgia dal titolo Cambane de lu Vaste, scritta da Marcello Martone e pubblicata sulle pagine del periodico Histonium nel 1948:
E vvole lu penzire mé a lu Vaste…
Nen sènde che nu sone de cambane:
na vocia sole, senza cchiù cuntraste,
na vocia sole e ppiane… piane piane
Gnè ccanda me vulésse nazzicaje
angore mo, pe la cundinuazione
de chelu sonne bbèlle, che n’ se saje,
ndraviste ‘m bracc-i-a mmamma mèja bbone.
Canda recorde chiame chelu sone,
canda recorde chela cambanèlle
ch’ogn’albe s’accurdave a la canzone
alègre alègre de la rinnilélle.
E ttu, cambane de la Sanda Spine,
me stì ssunà mo tu, cambana care?
Te sende gna se ffusse da vicine,
pure se ttanda mare ce separe.
Ere nu citilélle… e so’ cresciute,
cambana mé, ma troppe troppe lèste
credènne gna se créde e ss’è credute,
cambane de dulore e dde tembèste.
Cambane de lu Vaste angore, angore…
Vulésse ariminije a lu cchiù pprèste
p’aresindirve, ecche, a ssunà gné llore,
p’aresindirve tutte… e tutte a fèste!































































1 commento:

profmugoni ha detto...

Il servizio del giornalista vastese, Lino Spadaccini, è una bellissima pagina di storia di Vasto.
La "Sacra Spina" e il suo culto ben rappresenta il fulcro della devozione popolare, da secoli è oggetto di studio preferito dai ricercatori locali, ed il culto della la "Sacra Spina" ha contribuito a forgiare nei secoli lo spirito della vastesia, ovunque i Vastesi siano emigrati.


Peccato che questo prezioso riferimento, storico religioso e sociale non sia stato ben diffuso e sfruttato col turismo: io ho scoperto la "Sacra Spina" solo quando ho conosciuto alle Superiori diverse studentesse che avevano il nome "incredibile" di SPINA !!
Rimasi sulle prime "a bocca aperta", perplesso, e speciale è la storia della "Sacra Spina", come ben documentato sopra dal nostro bravissimo Lino.
prof. Mugoni