domenica 11 agosto 2019

L'INSIGNE CHIESA COLLEGIATA DI S. MARIA MAGGIORE

Foto dal sito sacraspina.it


Opere d'arte di notevole valore ed arredi sacri di diverese epoche conservati all'interno del sacro tempio vastese. 
di GIUSEPPE CATANIA
Antichissima è l’origine della chiesa di Santa Maria Maggiore, la cui esistenza, tuttavia, si fa risalire al 1195, sotto il regno di Enrico VI, confermata nel possesso dei Benedettini di San Giovanni in Venere.

Nella chiesa si conserva una lapide con inciso D.O.M. TEMPLUM HOD D. ELEUTH EPISCOPO DICATUM AN D. CCCCXXVII il che fa supporre che già nel 427 il tempio fosse dedicato al vescovo Eleuterio.

Altre testimonianze riferiscono che,
nel 1234, venne aggiunto il vestibolo e nel 1331 costruita la torre. Nel 1544 (atto del notaio G. B. Robio del 4 dicembre 1544) venne sottoposta a restauri e nel 1545 fu realizzato, con una pubblica sottoscrizione, il tabernacolo d’argento decorato in oro che viene portato nella processione del Cristo morto.

Nel 1547 venne fusa la campana grande, mentre nel 1566 i Turchi distruggevano gli arredi sacri e devastavano la chiesa arrecando un danno di 10mila ducati. 

Il 14 giugno 1645 il fuoco divampato all’interno distrusse l’altare maggiore, il coro, la pisside, l’organo e le travi del tetto. Prima che le fiamme me attaccassero la reliquia della Sacra Spina, custodita in una nicchia dell'altare maggiore, uno schiavo turco la pose in salvo e venne affrancato. Un affresco, nella volta della navata centrale, ne ricorda l'avvenimento.

La torre campanaria, quadrata, che poggia le fondamenta sugli avanzi del Castel Gisone, ha nella cella superiore quattro campane, la seconda delle quali è dedicata alla Santa Spina, la terza è del Gonfalone, mentre la piccola suona per annunziare le messe.

Nel tempio sono custodite alcune reliquie donate dai d'Avalos:

- il corpo intero di San Cesario con vesti da guerriero e con un’ampolla contenente il sangue del Santo - donato da Cesare Michelangelo D’Avalos il 3 novembre 1695 - invocato dai Vastesi contro i terremoti e c’è la Santa spina che coronò il capo di Gesù in croce.

- Poi l'importante Sacra Spina, che coronò il capo di Gesù intrisa del Suo sangue e che, tra l'ora sesta e nona del Venerdì Santo, fiorisce emettendo una bianca lanugine. La reliquia fu donata dal Papa Pio IV a Ferrante Francesco d'Avalos durante il Concilio di Trento e intorno al 1590/91 il figlio Alfonso d'Avalos, la donò alla chiesa vastese. La Spina è posta nella omonima Cappella della navata destra, fatta costruire da Diego D'Avalos nel 1647. Si lucra indulgenza, nei cinque giorni di preparazione alla Festa per concessione di Pio VI.

L'ultimo giorno dell'anno si pronuncia il rito del Ringraziamento, la cui orazione venne composta nel 1723 da Alessandro Berti, col rintocco di 365 colpi della campana grande.

Nella terza domenica di luglio è celebrata la Festa del Sacro Monte dei Morti e il 15 agosto la solenne Festa dell'Assunta.

Con bolla del 26 aprile 1603 Clemente VIII concesse indulgenza plenaria nella ricorrenza del Natale, della festa della Purificazione e della Pentecoste.

La chiesa, prima ancora dell'anno 1735, era a una navata con soffitto a capriate e ingresso laterale su via S. Maria, che guardava la piazza del Tomolo, dove ancora sono visibili le due colonne che sorreggevano l'architrave della Porta ed il "narcete".

Nel 1826 venne demolito l'antico presbiterio che venne sostituito da uno in stile romanico, con cupola soprastante alla Cripta, su progetto del- l'arch. Nicola Maria Pietrocola e, nel 1853, finalmente il tempio venne completato.

L'altare maggiore è opera di scultori veneziani che lo costruirono nel 1573. Il coro è decorato con grande Croce e, nella nicchia in basso, vi è la statua della Vergine Assunta col Bambino.

La navata centrale ha colonne corinzie a fianco delle quali sono nicchie che contengono statue degli Apostoli e dei quattro Profeti.

Nella navata destra sono le cappelle di S.Anna, della Sacra Spina, di S.Antonio Abate (fatta restaurare nel 1567 da Tullio Caprioli per stabilirvi la sua sepoltura e dei suoi).

Nella navata sinistra, la cappella di S. Maria, d. S. Cesario, di S. Caterina, del Monte dei Morti (o Anime del Purgatorio), del SS. Sacramento, di S. Nicola di Bari (con quadro delia Madonna della Mercede donato da Alessandro Giacomucci nel 1750).

Ecce homo della scuola del Tiziano
Prima del restauro della chiesa, nel 1735, erano le Cappelle di San Martino, della Madonna Bruna, della Maddalena, di S. Antonio di Padova, di San Filippo Neri, della Madonna di Loreto. di S. Tommaso, di San Giovanni Evangelista e di Santa Maria dell'Arca.

Insigni sono le opere l'arte custodite e conservate nella chiesa, tra cui l'Ecce Homo della scuola del Tiziano; il "Battesimo di S. Agostino" (già del convento di S.Agostino oggi Cattedrale di San Giuseppe), opera di Luigi Benfatto, nipote del Veronese (1° altare a sinistra); lo "Sposalizio di S. Caterina", attribuito al Veronese (2° altare a sinistra); La "Madonna del Gonfalone (nella Cappella del Rosario), opera del cinquecento veneziano.

Lo sposalizio di S. Caterina, attribuito al Veronese 

Custoditi ancora: della scuola romana (XVII sec.) il dipinto della "Madonna della Neve" ed il quadro di una "Vergine Martire". I grandi quadri della "Pentecoste" e "La presentazione del Camauro a Celestino V, dipinti di Francesco Solimena del 1727, che già appartenevano alla chiesa dei Celestini, sono stati collocati ai dua lati del Presbiterio. Di autore ignoto è il quadro raffigurante la Madonna col Bambino del XVIII secolo.
Francesco Solimena,  la Pentecoste
Altri capolavori d'arte: un Tabernacolo in rame e argento del 1545; il Reliquario della S. Spina; un Reliquario del XVIII sec.; un Calice donato da Cesare Michelangelo D'Avalos; un organo del 1719, già del convento di S. Onofrio (restaurato); la statua del '700 napoletano in terracotta di Santa Chiara, già custodita nella omonima distrutta Chiesa; un Fonte Battesimale in pietra della Maiella del 1572.

Sul muro occidentale la pietra tombale di Bellalta de Palatio e sul muro orientale qualle di Buccio di Alvappario suo consorte. All'interno lapidi sepolcrali di Tullio Caprioli, di Carlo Bassano, di Emilia Caprioli, N. Antonio Cardone, Venceslao dei Conti Mayo, Nicola Cancellieri, Innico D'Avalos, Leonardo Preta ed altri uomini illustri, tra cui si ricordano Bernardino Carnefresca. detto "Lupacchino dal Vasto", vissuto nel 1500, musicista e maestro di Cappella nella Basilica di San Giovanni in Laterano. prima del Palestrina, autore di ricercati madrigali.

Giuseppe Catania

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