martedì 28 luglio 2015

Teatro:“Mo che le sacce, me šténghe attènte pure jè!

Andrà in scena martedì 28 luglio, presso il Cortile del Palazzo d’Avalos a Vasto, dalle ore  21.30, la rappresentazione “Mo che le sacce, me šténghe attènte pure jè!a cura dell’Associazione “TEATRO E”.
Una commedia brillante
in atto unico, di Loreta Priori, prevista per la sera di mercoledì 29 luglio, ma anticipata di un giorno per ragioni logistiche.
L’associazione “ TEATRO E “  nasce tra i banchi di scuola nell’anno 2010, costituita da ragazzi che allora frequentavano la classe 5a E della scuola primaria “L. Martella” – Istituto Comprensivo 2 ”Gabriele Rossetti” di Vasto.
In cinque anni molti hanno lasciato il gruppo, ma altri vi si sono aggiunti. Uniti dalla passione per il teatro e dal desiderio di stare insieme, si divertono e fanno divertire il pubblico  portando in scena commedie brillanti, inedite, in dialetto abruzzese e non.

LA COMMEDIA
In un mattino di primavera, piazza Rossetti della città del Vasto si anima   di persone per lo più anziane, che, seppur affaccendate nell’assolvere i propri impegni giornalieri, si soffermano a parlare e a discutere su una questione divenuta al giorno d’oggi di grande interesse pubblico: l’inquinamento ambientale.
I dialoghi contenuti nella commedia, alcuni pacati, altri alquanto accesi e brillanti, mirano a sensibilizzare il pubblico su tale problema.
L’argomento è serio, ma il divertimento è assicurato!

PERSONAGGI   E INTERPRETI:
Lo spazzino  (Pietro Celano ), Antonio  (Emanuele Chinaia), Gabriele Rossetti  ( Noemi  Udassi), Peppino (Giovanni  Sallustio ), Marietta (Chiara Cicchini ), Concetta ( Noemi Udassi ), Luana (Marilina Delli Bergoli ), la turista (Emanuela Monteferrante), il venditore di patate ( Marco Di Iorio ), Michele (Simone Corazza), Raffaele (Umberto Marchesani ), la bambina impertinente (Marilina Delli Bergoli ), Maria  (Sara Sabatini ), la signora  distinta (Emanuela Monteferrante), la giornalaia (Sara Sabatini), Carmine (Giovanni Di Iorio), il dottore (Umberto Marchesani), l’agronomo (Simone Corazza).

REGIA
Loreta Priori
SCENOGRAFIE E COSTUMI
I genitori dei ragazzi attori







Come scrivere la sceneggiatura di una commedia teatrale
di Email Per O2o5 Dv difficoltà: media
Introduzione
La sceneggiatura è il progetto da cui parte la nascita di una rappresentazione. È di fondamentale importanza perché al suo interno si trovano tutti gli "ingredienti" per una commedia si successo o meno (teatrale o cinematografica che sia). Sommariamente si può dire che vi si riportano i dialoghi dei personaggi, e sono descritte tanto le ambientazioni che le varie azioni che compongono la commedia stessa. Lo sceneggiatore, quindi, è colui che scrive la storia. Ma come scrivere la sceneggiatura di una commedia teatrale? Bisogna rispettare alcuni punti "salienti" che andremo adesso ad esplorare.
Assicurati di avere a portata di mano: Tempo e passione per il teatro. Programma di scrittura con Layout appositi per la sceneggiatura.
La sceneggiatura di una commedia teatrale (ma non solo) può essere completamente originale o basata su testi già esistenti, come i romanzi. Iniziamo con il dire in breve che, nella scrittura di una sceneggiatura tutto parte dall'idea. Segue poi il soggetto, in cui si racconta molto brevemente la storia. Una disquisizione più ampia si ha all'interno del cosiddetto trattamento, dove si descrivono le ambientazioni e quelle che sono le caratterizzazioni a livello psicologico dei personaggi. Nella scaletta vengono elencate tutte le scene anche dal punto di vista tecnico, in modo che se esiste qualcosa da correggere questa salti subito all'occhio. Volendo, naturalmente, approfondire il discorso fino qui affrontato, vediamo cosa si intende dire quando si afferma che "ogni sceneggiatura parte da un'idea". Nell'iniziare a scrivere la nostra sceneggiatura, partiamo dal concetto che l'idea non equivale alla trama. Essa, infatti, serve a riassumere l'intera commedia in una sola frase. La sua particolarità è che non deve essere soggettiva, ma deve avere carattere universale e spiccare per chiarezza. Inoltre è bene ricordare che non bisogna lanciarsi in idee troppo grandi, perché la produzione richiederebbe uno sforzo economico non indifferente e certamente non sostenibile da tutti, specialmente da chi è alle prime esperienze nel settore.
Si è detto che all'idea segue il soggetto. Ovviamente in questa fase sappiamo già chi è il nostro protagonista e quali sono tutte le ambientazioni. Descriviamoli, quindi, senza perderci in inutili dialoghi, in una sola pagina. Apriamo con una descrizione ambientale (ad esempio "Siamo nell'Italia del Dopoguerra"), identificando, così, anche il periodo storico. Concentriamoci, quindi, sul protagonista. Non tergiversiamo troppo sulla sua figura, ma mettiamone comunque in evidenza l'aspetto fisico, i tratti caratteriali e le problematiche di vita. Descriviamo, quindi, in che modo si manifestano i problemi e come il protagonista decide di affrontarli. Volendo proseguire con la collocazione storica precedente, un esempio potrebbe essere "A causa della crisi, Sam(nome di fantasia per il nostro protagonista) decide di rapinare una banca per togliersi di dosso i debiti che lo affliggono". Concentriamo la nostra attenzione sulla fase attiva (in questo caso la preparazione del colpo, un'azione non lecita né convenzionale ma che attirerà l'attenzione di chi guarda) e facciamo sfociare il tutto nella scena madre (la rapina). Infine, dedichiamo un paio di righe al massimo alla conclusione, ricordandoci che abbiamo a disposizione solo una pagina per lo "sviluppo" di questa fase. Ricordiamoci sempre che, nella sceneggiatura, più il personaggio è problematico meglio si adatta al suo ruolo. Egli, infatti, deve "mancare" di qualcosa, ovvero volere fortemente qualcosa che invece non ha (a causa dei suoi difetti, ovvero "tragic flow"). È fondamentale che, in qualità di sceneggiatori, conosciamo alla perfezione il protagonista (anche in aspetti e particolarità che magari non inseriremo mai all'interno della nostra sceneggiatura). Deve essere un personaggio ricco di umanità. Solo in questo modo, infatti, può arrivare del tutto a chi guarda. Esaltiamo, quindi, i suoi punti deboli, senza nasconderli.
La fase certamente più impegnativa nella scrittura della sceneggiatura è quella del "trattamento".  Al suo interno, dobbiamo iniziare a porre il personaggio difronte ai propri limiti.  Approfondimento Come scrivere una sceneggiatura drammatica (clicca qui) Il successo o meno del nostro scritto dipenderà proprio da questo.  Scriviamo esclusivamente i dialoghi più importanti e cerchiamo di trasformare le parole in azioni.  Ad esempio, è inutile ripetere che "Sam è disperato per i suoi debiti", ma bisogna vedere questa disperazione in azione.  È necessario che lo spettatore possa immedesimarsi.  Ecco che torna il concetto di "umanità del personaggio". 
Diamo adesso un occhio anche agli altri protagonisti, che possono essere amici o nemici (ad esempio i creditori di Sam).  Ovviamente non dovremo descriverne solo gli aspetti negativi, e immedesimarci anche in loro (che certamente avranno anche i loro problemi).
Nel momento in cui il protagonista si accorge che la sua vita non può continuare in quel modo, decide di darle una svolta.  Da lì parte l'azione vera e propria.  Nello scriverla creiamo quindi il colpo di scena della narrrazione (la decisione di rapinare la banca).  Ricordiamocci sempre che maggiore è la gravità dei problemi, più l'attenzione degli spettatori sarà catalizzata.  Proseguiamo raccontando le difficoltà nell'esecuzione dell'azione e concentriamoci infine sulla risoluzione di tutto.  Tiriamo quindi le somme, che possono dirigersi tanto in positivo (ad esempio "Sam si libera dai debiti e conduce una vita agiata in una bellissima isola del Pacifico") oppure in negativo ("Sam viene arrrestato in flagranza di reato e passerà anni e anni in galera").
Approfondimenti:

Ad un primo sguardo, una sceneggiatura non differisce molto da un testo teatrale. Anche nella sceneggiatura vengono riportati i dialoghi dei personaggi, con alcune indicazioni sulle loro intenzioni, e vengono descritte le azioni e gli ambienti in cui si svolgono. Talvolta è possibile trovare nelle sceneggiature anche alcune indicazioni sui movimenti che la macchina da presa dovrebbe fare, ad esempio riprendere l’attore in primo piano (ovvero da vicino, inquadrandone solo il volto) o in campo lungo (ovvero da lontano). Ma è più facile che queste scelte vengano lasciate al regista. Un testo teatrale può conoscere una quantità praticamente illimitata di rappresentazioni, molto diverse l’una dall’altra: due messe in scena dello stesso dramma di Shakespeare possono arrivare a sembrare due storie completamente differenti. Che invece dalla stessa sceneggiatura siano realizzati due film diversi è un fatto che non si è praticamente mai verificato. Non è difficile trovare in libreria le sceneggiature di, ad esempio, Woody Allen, Peter Jackson, Pedro Almodóvar o Quentin Tarantino, che oltre ad essere registi sono anche sceneggiatori. La sceneggiatura è un progetto, e ha il solo valore del progetto, che per essere sviluppato e compiuto avrà bisogno dell’apporto di altri linguaggi. Ma come ogni progetto, contiene gli elementi fondamentali che ne decreteranno il successo o l’insuccesso. La storia è una responsabilità dello sceneggiatore e senza una buona storia è difficile fare un buon film.
Non dimenticare mai: I maggiori programmi per la stesura di una scenografia offrono diversi "Layout". Mentre fino all'immediato Dopoguerra era molto utilizzato quello all'italiana, oggi è certamente meglio optare per la sceneggiatura all'americana, che tra tutti è certamente quella che offre maggiore leggibilità



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