Andrà in scena martedì 28 luglio, presso il Cortile del Palazzo d’Avalos a Vasto,
dalle ore 21.30, la rappresentazione ““Mo che le sacce, me šténghe attènte
pure jè!“ a cura
dell’Associazione “TEATRO E”.
Una commedia brillante
in atto unico, di Loreta Priori, prevista per la sera di mercoledì 29 luglio,
ma anticipata di un giorno per ragioni logistiche.
L’associazione “ TEATRO E “ nasce tra i banchi di scuola nell’anno 2010,
costituita da ragazzi che allora frequentavano la classe 5a E della
scuola primaria “L. Martella” – Istituto Comprensivo 2 ”Gabriele Rossetti” di
Vasto.
In cinque anni molti
hanno lasciato il gruppo, ma altri vi si sono aggiunti. Uniti dalla passione
per il teatro e dal desiderio di stare insieme, si divertono e fanno divertire
il pubblico portando in scena commedie
brillanti, inedite, in dialetto abruzzese e non.
LA COMMEDIA
In un mattino di
primavera, piazza Rossetti della città del Vasto si anima di persone per lo più anziane, che, seppur
affaccendate nell’assolvere i propri impegni giornalieri, si soffermano a
parlare e a discutere su una questione divenuta al giorno d’oggi di grande
interesse pubblico: l’inquinamento
ambientale.
I dialoghi contenuti
nella commedia, alcuni pacati, altri alquanto accesi e brillanti, mirano a sensibilizzare
il pubblico su tale problema.
L’argomento è serio,
ma il divertimento è assicurato!
PERSONAGGI E INTERPRETI:
Lo spazzino (Pietro Celano ), Antonio (Emanuele Chinaia), Gabriele Rossetti ( Noemi
Udassi), Peppino (Giovanni Sallustio
), Marietta (Chiara Cicchini ), Concetta ( Noemi Udassi ), Luana (Marilina Delli Bergoli ), la turista (Emanuela Monteferrante), il venditore di patate ( Marco Di Iorio
), Michele (Simone Corazza), Raffaele (Umberto Marchesani ), la bambina impertinente (Marilina Delli
Bergoli ), Maria (Sara Sabatini ), la signora distinta (Emanuela
Monteferrante), la giornalaia (Sara
Sabatini), Carmine (Giovanni Di
Iorio), il dottore (Umberto
Marchesani), l’agronomo (Simone
Corazza).
REGIA
Loreta Priori
SCENOGRAFIE E COSTUMI
I genitori dei ragazzi
attori
Come scrivere la sceneggiatura
di una commedia teatrale
di Email Per O2o5 Dv difficoltà: media
Introduzione
La sceneggiatura
è il progetto da cui parte la nascita di una rappresentazione. È di fondamentale
importanza perché al suo interno si trovano tutti gli
"ingredienti" per una commedia si successo o meno (teatrale o
cinematografica che sia). Sommariamente si può dire che vi si riportano i
dialoghi dei personaggi, e sono descritte tanto le ambientazioni che le
varie azioni che compongono la commedia stessa. Lo sceneggiatore,
quindi, è colui che scrive la storia. Ma come scrivere la sceneggiatura di una
commedia teatrale? Bisogna rispettare alcuni punti "salienti" che
andremo adesso ad esplorare.
Assicurati di
avere a portata di mano: Tempo e passione per il teatro.
Programma di scrittura con Layout appositi per la sceneggiatura.
La sceneggiatura di una commedia teatrale
(ma non solo) può essere completamente originale o basata su testi già
esistenti, come i romanzi. Iniziamo con il dire in breve che, nella scrittura
di una sceneggiatura tutto parte dall'idea. Segue poi il soggetto, in cui si racconta molto
brevemente la storia. Una disquisizione più ampia si ha all'interno del
cosiddetto trattamento, dove si descrivono le ambientazioni e
quelle che sono le caratterizzazioni a livello psicologico dei personaggi.
Nella scaletta vengono elencate tutte le scene anche dal punto di vista
tecnico, in modo che se esiste qualcosa da correggere questa salti subito
all'occhio. Volendo, naturalmente, approfondire il discorso fino qui
affrontato, vediamo cosa si intende dire quando si afferma che "ogni
sceneggiatura parte da un'idea". Nell'iniziare a scrivere la nostra
sceneggiatura, partiamo dal concetto che l'idea non equivale alla trama. Essa,
infatti, serve a riassumere l'intera commedia in una sola frase. La sua
particolarità è che non deve essere soggettiva, ma deve avere carattere
universale e spiccare per chiarezza. Inoltre è bene ricordare che non bisogna
lanciarsi in idee troppo grandi, perché la produzione richiederebbe uno sforzo
economico non indifferente e certamente non sostenibile da tutti, specialmente
da chi è alle prime esperienze nel settore.
Si è detto che all'idea segue il soggetto.
Ovviamente in questa fase sappiamo già chi è il nostro protagonista e
quali sono tutte le ambientazioni. Descriviamoli, quindi, senza perderci in
inutili dialoghi, in una sola pagina. Apriamo con una descrizione ambientale
(ad esempio "Siamo nell'Italia del Dopoguerra"), identificando, così,
anche il periodo storico. Concentriamoci, quindi, sul protagonista. Non
tergiversiamo troppo sulla sua figura, ma mettiamone comunque in evidenza l'aspetto
fisico, i tratti caratteriali e le problematiche di vita. Descriviamo, quindi,
in che modo si manifestano i problemi e come il protagonista decide di
affrontarli. Volendo proseguire con la collocazione storica precedente, un
esempio potrebbe essere "A causa della crisi, Sam(nome di
fantasia per il nostro protagonista) decide di rapinare una banca per togliersi
di dosso i debiti che lo affliggono". Concentriamo la nostra attenzione
sulla fase attiva (in questo caso la preparazione del colpo, un'azione non
lecita né convenzionale ma che attirerà l'attenzione di chi guarda) e facciamo
sfociare il tutto nella scena madre (la rapina). Infine, dedichiamo un paio di
righe al massimo alla conclusione, ricordandoci che abbiamo a disposizione solo
una pagina per lo "sviluppo" di questa fase. Ricordiamoci sempre che,
nella sceneggiatura, più il personaggio è problematico meglio si adatta al suo ruolo. Egli, infatti, deve
"mancare" di qualcosa, ovvero volere fortemente qualcosa che invece
non ha (a causa dei suoi difetti, ovvero "tragic flow"). È
fondamentale che, in qualità di sceneggiatori, conosciamo alla perfezione il
protagonista (anche in aspetti e particolarità che magari non inseriremo mai
all'interno della nostra sceneggiatura). Deve essere un personaggio ricco di
umanità. Solo in questo modo, infatti, può arrivare del tutto a chi guarda.
Esaltiamo, quindi, i suoi punti deboli, senza nasconderli.
La fase certamente più impegnativa nella
scrittura della sceneggiatura è quella del "trattamento". Al
suo interno, dobbiamo iniziare a porre il personaggio difronte ai propri
limiti. Approfondimento Come scrivere una
sceneggiatura drammatica (clicca qui) Il successo o meno del nostro scritto dipenderà proprio da
questo. Scriviamo esclusivamente i dialoghi più importanti e cerchiamo di
trasformare le parole in azioni. Ad esempio, è inutile ripetere che
"Sam è disperato per i suoi debiti", ma bisogna vedere questa
disperazione in azione. È necessario che lo spettatore possa
immedesimarsi. Ecco che torna il concetto di "umanità del
personaggio".
Diamo adesso un occhio anche agli altri protagonisti, che possono essere amici o nemici (ad esempio i creditori di Sam). Ovviamente non dovremo descriverne solo gli aspetti negativi, e immedesimarci anche in loro (che certamente avranno anche i loro problemi).
Nel momento in cui il protagonista si accorge che la sua vita non può continuare in quel modo, decide di darle una svolta. Da lì parte l'azione vera e propria. Nello scriverla creiamo quindi il colpo di scena della narrrazione (la decisione di rapinare la banca). Ricordiamocci sempre che maggiore è la gravità dei problemi, più l'attenzione degli spettatori sarà catalizzata. Proseguiamo raccontando le difficoltà nell'esecuzione dell'azione e concentriamoci infine sulla risoluzione di tutto. Tiriamo quindi le somme, che possono dirigersi tanto in positivo (ad esempio "Sam si libera dai debiti e conduce una vita agiata in una bellissima isola del Pacifico") oppure in negativo ("Sam viene arrrestato in flagranza di reato e passerà anni e anni in galera").
Diamo adesso un occhio anche agli altri protagonisti, che possono essere amici o nemici (ad esempio i creditori di Sam). Ovviamente non dovremo descriverne solo gli aspetti negativi, e immedesimarci anche in loro (che certamente avranno anche i loro problemi).
Nel momento in cui il protagonista si accorge che la sua vita non può continuare in quel modo, decide di darle una svolta. Da lì parte l'azione vera e propria. Nello scriverla creiamo quindi il colpo di scena della narrrazione (la decisione di rapinare la banca). Ricordiamocci sempre che maggiore è la gravità dei problemi, più l'attenzione degli spettatori sarà catalizzata. Proseguiamo raccontando le difficoltà nell'esecuzione dell'azione e concentriamoci infine sulla risoluzione di tutto. Tiriamo quindi le somme, che possono dirigersi tanto in positivo (ad esempio "Sam si libera dai debiti e conduce una vita agiata in una bellissima isola del Pacifico") oppure in negativo ("Sam viene arrrestato in flagranza di reato e passerà anni e anni in galera").
Approfondimenti:
Ad un primo sguardo, una sceneggiatura non differisce molto da un testo teatrale. Anche nella sceneggiatura vengono riportati i dialoghi dei personaggi, con alcune indicazioni sulle loro intenzioni, e vengono descritte le azioni e gli ambienti in cui si svolgono. Talvolta è possibile trovare nelle sceneggiature anche alcune indicazioni sui movimenti che la macchina da presa dovrebbe fare, ad esempio riprendere l’attore in primo piano (ovvero da vicino, inquadrandone solo il volto) o in campo lungo (ovvero da lontano). Ma è più facile che queste scelte vengano lasciate al regista. Un testo teatrale può conoscere una quantità praticamente illimitata di rappresentazioni, molto diverse l’una dall’altra: due messe in scena dello stesso dramma di Shakespeare possono arrivare a sembrare due storie completamente differenti. Che invece dalla stessa sceneggiatura siano realizzati due film diversi è un fatto che non si è praticamente mai verificato. Non è difficile trovare in libreria le sceneggiature di, ad esempio, Woody Allen, Peter Jackson, Pedro Almodóvar o Quentin Tarantino, che oltre ad essere registi sono anche sceneggiatori. La sceneggiatura è un progetto, e ha il solo valore del progetto, che per essere sviluppato e compiuto avrà bisogno dell’apporto di altri linguaggi. Ma come ogni progetto, contiene gli elementi fondamentali che ne decreteranno il successo o l’insuccesso. La storia è una responsabilità dello sceneggiatore e senza una buona storia è difficile fare un buon film.
Ad un primo sguardo, una sceneggiatura non differisce molto da un testo teatrale. Anche nella sceneggiatura vengono riportati i dialoghi dei personaggi, con alcune indicazioni sulle loro intenzioni, e vengono descritte le azioni e gli ambienti in cui si svolgono. Talvolta è possibile trovare nelle sceneggiature anche alcune indicazioni sui movimenti che la macchina da presa dovrebbe fare, ad esempio riprendere l’attore in primo piano (ovvero da vicino, inquadrandone solo il volto) o in campo lungo (ovvero da lontano). Ma è più facile che queste scelte vengano lasciate al regista. Un testo teatrale può conoscere una quantità praticamente illimitata di rappresentazioni, molto diverse l’una dall’altra: due messe in scena dello stesso dramma di Shakespeare possono arrivare a sembrare due storie completamente differenti. Che invece dalla stessa sceneggiatura siano realizzati due film diversi è un fatto che non si è praticamente mai verificato. Non è difficile trovare in libreria le sceneggiature di, ad esempio, Woody Allen, Peter Jackson, Pedro Almodóvar o Quentin Tarantino, che oltre ad essere registi sono anche sceneggiatori. La sceneggiatura è un progetto, e ha il solo valore del progetto, che per essere sviluppato e compiuto avrà bisogno dell’apporto di altri linguaggi. Ma come ogni progetto, contiene gli elementi fondamentali che ne decreteranno il successo o l’insuccesso. La storia è una responsabilità dello sceneggiatore e senza una buona storia è difficile fare un buon film.
Non dimenticare
mai: I maggiori programmi per la stesura
di una scenografia offrono diversi "Layout". Mentre fino
all'immediato Dopoguerra era molto utilizzato quello all'italiana, oggi è
certamente meglio optare per la sceneggiatura all'americana, che tra tutti è
certamente quella che offre maggiore leggibilità
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