L'intera storia dell'ufficio Postale del centro dell'alto Vastese
di Antonio Cieri
Con la sua compagine amministrativa, di concerto con la sezione DC e con il coinvolgimento della minoranza, prese contatti con l’allora Vescovo di Trivento, mons. Valentini, per la permuta tra l’ex convento comunale e l’ex Cappella-Chiesa di S. Lucia, sconsacrata, per la localizzazione dell’Ufficio PT.
L’ex cappella venne venduta all’ITALPOSTE per circa 95.000.000. Con gran parte di tale somma, sempre con il consenso della curia vescovile e rendicontata, il parroco don Nicola Gentile fu autorizzato ad eseguire le opere necessarie strutturali e di rifinitura per riaprire definitivamente il Santuario di San Donato, già chiuso al culto da alcuni anni.
In precedenza erano stati concessi dallo stato e dalla regione Abruzzo finanziamenti, per interessamento del Ministro Gaspari e dell’assessore regionale Pino Molino, ed erano stati eseguiti importanti interventi strutturali. Non mancarono prestazioni all’interno da parte di alcuni volontari per finiture ed impianto elettrico (come Ferrrucio Serafini ed altri).
Alla fine degli anni ’80, dopo la scomparsa del Sindaco Cieri, l’amministrazione successiva portò a termine i lavori. Si ricordano due importanti inaugurazioni: la riapertura al culto del Santuario di San Donato ed il nuovo Ufficio Postale, nell’ex cappella, di fronte al costruendo palazzo municipale con annessa sede della cassa di Rispamio, sul rudere della proprietà degli eredi avvocato Nicola Cieri, individuato e acquistato dall’amministrazione Cieri.
Così la sua visione lungimirante l’amministrazione Cieri lasciava in eredità i seguenti edifici e servizi pubblici nella parte centrale del paese: ufficio postale, cassa di risparmio, palazzo municipale per sede di uffici comunali, locali vari per associazioni e servizi sociali, oltre ad un sottostante e grande locale (ancora al grezzo) per sala teatro-cinema-convegni.
Negli anni ’80 Celenza contava circa 1.300 abitanti. Ora è in discesa libera e fra non molto scenderà sotto i 900. L’unica attività resistente dai primi anni 2000 e che dà lavoro ad operatori sanitari (circa 30) ed assistenza sociale ad anziani residenti e non (45) è la RSA.
È disinteresse della classe dirigente se Celenza oggi, oltre alla guardia medica, viene a perdere anche i servizi postali giornalieri, ove operavano fino a poco tempo fa due impiegati.
L’Ufficio Postale, per interessamento dell’ex dirigente Bruno Di Marco, ospita anche il centro di raccolta e smistamento della posta verso altri Comuni.
Fino a quando? Di Marco e l’Amministrazione di Rodrigo Cieri avevano programmato di realizzare un grosso centro di smistamento interregionale nel capannone comunale nell’area artigianale in località Fara.
L’Amministrazione attuale, subentrata il 28 maggio 2007, che aveva grandi progetti, dopo anni di abbandono del capannone e dell’area artigianale, ove sono spente anche le luci pubbliche, vi ha autorizzato il deposito di bidoni per il servizio di raccolta rifiuti.
Dove andrà a finire Celenza di una volta?
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