mercoledì 7 ottobre 2015

Itinerari: alla scoperta di Fresa e Lentella

Due borghi legati ad antiche usanze, i riti della festa dei Santi Cosma e Damiano
di Giuseppe Catania

Nei paesi dell'entroterra vastese la gente risente ancora dell’eco lontana dei duri domini feudali; ma continua a respirare aria ospitale, perché qui la gente è leale, operosa, ancora osservante delle belle tradizioni del passato, abbarbicata alle modeste case dove si conservano intatti gli usi e costumi.
Fresagrandinaria e Lentella, sono due borghi costruiti a breve distanza l'uno dall'altro tanto che vi è un detto che dice: «Fresa e Lentelle, si stenne l'acqua nghi la fissurelle» (Fresagrandinaria e Lentella si porgono l'acqua con il mestolo). L'una carica di storia, l'altra denso di folklore ancora oggi celebrato.


FRESAGRANDINARIA (foto) sorge a 360 metri sul livello del mare su pianta compatta sul versante
sinistro della valle del Trigno, al termine dì una strada che l'unisce a San Salvo. L'origine è feudale. Appartenne, dopo il Mille ai Grandinato, famiglia longobarda che, nel secolo XII risulta subinfeudata da Iozelino di Frisia, da cui il borgo prese nome con il titolo di Frisia di Grandinato, come risulta citato in documenti del sec. XIV. Fece parte come uno degli otto feudi che componevano la baronia di Monteferrante e, nel 1421, fu portato come dote da Maria Del Sangro andata sposa a Marino Caracciolo. Successivamente, nel 1619 passò da Gesualdo a Cesare Caracciolo e poi a, Domenico Del Sangro. Il Castello dei Grandinato, secondo quanto è possibile rintracciare, sorgeva sopra una roccia di pietra e gesso e strategicamente inaccessibile in caso di assalto. Verso il 1800 la rocca frantumò e sui ruderi venne costruito un palazzo verso il 1830. Molte case di contadini appaiono abbarbicate alle rocce, ed anzi molte sono incavate nella montagna. In località Colle Nardone esiste una grande grotta detta di «Eduard», spettacolare per ampiezza e suggestività che, forse, era dimora di antichi briganti. La gente del luogo, ancora rimasta in paese, è dedita all'agricoltura ed all'allevamento e vi si producono prelibati prosciutti e ventricine piccanti, delizia dei palati.

LENTELLA a 389 metri sul l.d.m. domina la confluenza del Treste con il fiume Trigno, posta sull'allineamento della collina di Fresagrandinaria. Il borgo ha stretta denominazione con l'antichissimo identico toponimo ligure e sì trova menzionato in documenti che risalgono all'inizio del secolo XIV. Fino al secolo XVIII era feudo dei D'Avalos dì Vasto. Si dice che « Lentella sta 'ncima a nu cullette - chi nin te' judizzie ij li mette» (Lentella sta in cima ad un piccolo colle; chi non ha giudizio qui lo mette), per dimostrare l'innata sagacia della popolazione.
Lentella Chiesa S.S. Cosma e Damiano

Patroni del paese i Santi Cosma e Damiano in onore dei quali viene celebrata la solenne festività il 27 settembre. Ma un'altra festa era a cura della famiglia dei discendenti Di Ienno, oriundi di Casoli. Si narra che nel Colle delle Vrecce, i Santi Cosma e Damiano apparvero in sogno ai Di lenno annunciando che la casa dove abitavano sarebbe crollata di li a poco. Ed in fatti, appena, usciti di casa l'edificio si abbattè in rovina, salvando, la vita agli occupanti.

Per questo i discendenti, ogni anno, dimostrano la loro gratitudine ai santi protettori di Lentella. San Cosma e Damiano, secondo una leggenda misero in fuga i briganti che infestavano la zona e che di solito si radunavano in una grotta in località “Bocca di cane”.

I «lentellesi» usavano rievocare un'antichissima consuetudine che, forse ha radici remotissime risalenti con probabilità ai riti pagani di ringraziamento e propiziatori alle divinità per l'abbondanza delle messi. Infatti, nel corso della festa, le donne di Lentella,specialmente quelle delle contrade, usavano indossare il costume tradizionale, nella caratteristica foggia paesana, ed avviarsi a piedi verso il paese recando in testa delle grandi «conche» in rame ricolme di prodotti della terra. Più tardi giungevano a cavallo gli uomini recando, sacchi colmi di grano.

Il passaggio delle donne e dei cavalieri era osservato con interesse dai paesani e dai forestieri che convenivano da ogni parte in occasione della festività dei Santi protettori di Lentella. Il corteo si avviava verso la chiesa per ricevere la benedizione, dal sacerdote e per donare i raccolti. Con questo si voleva anche rievocare l'uso del tributo che la gente del contado era tenuto a recare al feudatario in epoca medioevale, per essere protetta e sollevata da altri «pesi».

Tradizioni ed usi, rinverditi negli ultimi anni, che rifioriscono nell'animo della gente dei borghi del Vastese, ancora legati a ricordi ricchi di austerità e densi di umanità.

GIUSEPPE CATANIA

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