martedì 6 ottobre 2015

L'ALBERGO "NUOVA ITALIA", 1929

Serie "I pregi dell'architettura di Vasto"
di GIUSEPPE CATANIA

L'ALBERGO NUOVA ITALIA di Francesco Nardizzi. Risale al 1929 la costruzione del primo albergo ristorante a Vasto Città: Albergo Nuova Italia, mediante la ristrutturazione di un fabbricato di epoca medievale, con prospetto su via Bebia (l).

Per l'apertura di nuovi esercizi ricettivi e per favorire un flusso turistico,l'amministrazione comunale dell'epoca concesse,con appositi interventi economici, sussidi mensili di 250 lire, esonerando anche del pagamento dell'acqua potabile.

Il nuovo edificio venne destinato ad albergo con una delibera del 10 maggio 1929, mentre nel 1933 la costruzione venne sopraelevata di due piani.

La facciata venne rivestita con un finto bugnato liscio; nel piano terra vi sono
aperture ad edicola arricchite da cornici. Nel primo piano è stata realizzata una fascia orizzontale decorata con motivi floreali che sono collegate superiormente da aperture rettangolari riquadrate da cornice, a sbalzo architravate da conchiglie e decorate da elementi floreali. Nel piano superiore vi sono balconi sporgenti che sono protetti da artistiche inferriate e sorretti da ampie mensole ornate.


La grande cornice parte dalla fascia orizzontale del primo piano e finisce alla metà del secondo piano per terminare su due livelli per evidenziarne il marcapiano. La zona sotto i balconi svela decorazioni con affreschi e figure antropomorfe delineate da elementi floreali.
L'Albergo fu costruito ed avviato da F.Paolo Desiati nel 1929, ma dopo qualche anno la proprietà e la gestione passò nelle mani di Francesco Nardizzi e dei suoi eredi, fino agli anni '70.

Nei locali a piano terra era per alcuni decenni la boutique di moda "Marta Ferrari". Attualmente la Profumeria Del Borrrello e l'Istituto di Bellezza omonimo; sempre a piano terra il negozio “Pelletterie Cenerentola”; ai piani superiori le abitazioni di Filippo Pomponio, Di Stefano e le loro famiglie.

Giuseppe Catania

(1) Erroneamente la toponomastica reca la scritta Via Bebbia con due “b”, mentre più corretto è "Via Bebia", patronimico della gente romana, riferito a "Marco Bebio, figlio di Marco, nipote di Quinto, della Tribù Arniense, questore, edile, quadrumvirato per cinque volte confermato, a giudicare le liti, incaricato del patronato della Città di Histonium. Alla sua morte gli venne decretato il sepolcro, a spese pubbliche, un clipeo d'argento ed una statua equestre.





1 commento:

Ciccosan ha detto...

Ricordo con chiarezza che da ragazzo, quindi anni '50, c'era un circolo con pizzeria. Lo ricordo perché fu lì che ho cominciato a mangiare pizze con pomodori e peperoni.