di LINO SPADACCINI
Oggi
4 ottobre, festa di San Francesco d’Assisi patrono d’Italia.
Fu
il pontefice Pio XII il 18 giugno 1939 ad elevare il Poverello d’Assisi patrono
d’Italia, mentre nel 1958 la
festa del 4 ottobre venne dichiarata solennità
civile della Repubblica Italiana, per poi essere abolita nel 1977.
La presenza dei francescani a Vasto risale al XIII secolo,
quando venne edificato, forse dallo stesso S. Francesco, un convento per
permettere che vi officiassero i Minori Conventuali.
L’ordine dei Frati Minori nacque
il 16 aprile 1209 approvata oralmente da papa Innocenzo III (1160-1217) e
approvato definitivamente da Onorio III nel 1223.
Nel capitolo generale del 1217
svoltosi alla Porziuncola, nei pressi di Assisi, essendo accresciuto il numero
dei frati, si ritenne opportuno dare una prima struttura organica all’Ordine.
Tutto il territorio italiano venne diviso in sei province, Lombardia, Marchia,
Anconitana, Tuscia, Terra Laboris, Apulia e Calabria, mentre altre sei erano presenti
all’estero. L’insieme dei conventi presenti in una determinata zona formavano la Custodia. Più
Custodie formavano una Provincia, governata dal Ministro Provinciale. Inizialmente
gli insediamenti abruzzesi entrarono a far parte della Provincia campana e solo
dopo il Capitolo di Assisi del 1230 venne decretata la provincia autonoma.
Nel capitolo di Anagni del 1239 la Provincia abruzzese venne
divisa in quattro custodie, mentre agli inizi del XIV secolo le custodie
passarono a sei: la Teatina ,
la Pennese ,
l’Atriana, l’Aprutina, l’Amiternina, detta poi Aquilana, e la Marsicana. Vasto
e una parte dell’Abruzzo, insieme al Molise e la parte della Puglia "Dauna",
formarono la Provincia
di Sant’Angelo.
I francescani del primo ordine,
riconosciuti con il titolo di Conventuali
dalla fine del XIV secolo, edificarono e presero ad abitare in grandi conventi
eretti nel cuore delle città, o ad officiare in chiese grandiose già costruite.
Ben presto, attratti dalla lusinga del possesso dei beni mobili e terreni da
far coltivare, si trovarono assai vicini al monachesimo tradizionale, il quale,
pur prescrivendo ai monaci la povertà personale, era tuttavia di grandi
possibilità finanziarie e la povertà era un titolo pressoché irrisorio.
I vari pontefici nel corso degli
anni cercarono di ridimensionare l’andamento, ma mentre da un lato acquietavano
i Conventuali, dall’altro non contribuivano che a rendere più profondo il solco
della divisione degli animi.
Tra le personalità più combattive
che cercarono di riportare ad una interpretazione più stretta della regola vi
furono fr. Ugo di Digne, fr. Pietro di Giovanni Olivi, fr. Ubertino da Casale e
fr. Angelo da Chiarino. Costoro in tempi e luoghi diversi, nell’intento di
interpretare lo spirito della prima generazione francescana, si isolarono in
forme estremiste e, a volte, anche rivoltose.
L’Olivi (+1298) scriveva che la Regola di S. Francesco “est
unum et idem cum Evangelio Christi”, mentre Ulbertino da Casale (+1325)
nella Responsorio Clementi V tradenda, indicava sette elementi
fondamentali e distintivi dell’ideale francescano: povertà, semplicità,
purezza, umiltà, orazione-azione, carità e esemplarità.
Nacque così il
movimento degli Osservanti, che si
sviluppò ben presto anche in tutto l’Abruzzo: nella metà del Quattrocento si
contavano già venti conventi, tra cui Vasto (Sant’Onofrio), Atessa, Penne e
Tocca Casauria.
Fondatore dell’Osservanza nella
Provincia di Sant’Angelo fu Giovanni da Stroncone, mandato in questa zona da
Papa Gregorio IX, che fondò nel 1406 il Convento di S. Salvatore a Lucera, e, successivamente,
i Conventi di S. Giovanni dei Gelsi e un altro sotto il nome di S. Maria delle
Grazie, a Campobasso; quindi si spostò a Vasto, dove fondò il Convento di
Sant’Onofrio, e quindi a Casacalenda (1407) dove edificò un altro convento
intitolato all'eremita Sant’Onofrio.
A Giovanni da Stroncone, morto
nel Convento di Lucera nel 1418, successe fra Tommaso Bellacci da Firenze, che
proibì la costruzione di abitazioni murarie e volle che i frati vivessero come
eremiti e in luoghi deserti.
Negli anni 1427-1430 divenne
primo vicario dell’Osservanza nella provincia di Sant’Angelo fra Nicolò da
Osimo. Sotto il suo Governo vanno segnalate varie attività sia di ordine
formativo che esistenziale. Sotto l’aspetto formativo, oltre a dimostrare
intensa premura per l’affermazione dell’Osservanza, intraprese la battaglia non
indifferente per l’educazione civica, intellettuale e religiosa di quei frati,
santi ma rozzi e primitivi, che dovevano distaccarsi da alcune forme
spiritualistiche da un lato e conventualistiche dall’altro.
Sotto l’aspetto organizzativo si
prodigò nel costruire i conventi di Sant’Onofrio a Monteodorisio, successivamente
chiamato di S. Bernardino (1428), di Santa Maria di Vallaspra ad Atessa (1430)
e quello di Sant’Onofrio a Vasto, nel 1440, dopo essere stato rieletto nel 1438
alla carica di Vicario Provinciale.
Le divergenze tra Osservanti ed i
francescani di più antica fondazione, detti Conventuali, divennero insanabili. Nell’agosto
del 1438, durante la riunione degli Osservanti presso la Porziuncola, si affidò
il compito a due frati di presiedere alla guida della riforma: S. Bernardino da
Siena, per l’Italia Settentrionale e fr. Nicolò da Osimo per l’Italia
meridionale. S. Bernardino fu eletto perché stimato da tutti, anche dagli
avversari, mentre fr. Nicolò fu eletto perché, avendo dimorato a lungo nella
Provincia di Sant’Angelo, conosceva meglio di chiunque altro le realtà locali.
L’iniziativa di maggiore importanza
di fr. Nicolò in questo periodo fu quello di ottenere nel 1431 dal Ministro
Generale che la circoscrizione di Sant'Angelo fosse eretta in Vicaria, con una
certa indipendenza dai Ministri Provinciali. Questa novità rappresentava
sicuramente un importante passo in avanti per l’affermazione dell’Osservanza.
Ma ora la richiesta si allargava molto di più perché si voleva l’erezione in
Vicaria autonoma ed indipendente dagli stessi Ministri, come da vari decenni si
era costituito in alcune province estere.
Nicolò da Osimo venne premiato
della sua intraprendenza e con la Bolla Sacrae Religionis del 17 maggio 1440 gli
Osservanti della Provincia di Sant’Angelo si allinearono agli Osservanti della
stessa riforma attuata già da tempo in Spagna, Francia e Germania.
Nella Bolla venivano determinate
le norme per la richiesta autonomia e gli Osservanti avrebbero potuto
congregarsi una volta all’anno in qualunque giorno e luogo e procedere
all’erezione dei Vicari e dei guardiani; i Ministri Provinciali dovevano
confermare tali nomine entro tre giorni. Solo il Ministro Generale avrebbe
potuto essere presente a tali Capitoli e nessun Ministro Provinciale si sarebbe
dovuto intromettere nella gestione e disciplina degli Osservanti.
Questa Bolla rappresenta un primo
passo verso l’indipendenza degli Osservanti, sia pur a scapito dell’unità
dell’Ordine.
Alcuni anni più tardi papa
Eugenio IV diede incarico a Giovanni da Capestrano di redigere due bolle, la Fratrum Ordinis Minorum del 1443 e la Ut sacra ordinis
minorum religio del 1446, che sancirono la definitiva divisione tra gli
Osservanti e i Conventuali; divisione che ricevette la conferma ufficiale da
papa Leone X con la bolla Ite vos in vineam meam del 29 maggio 1517. Due
Ordini Francescani, dunque, che osservavano la stessa Regola di S. Francesco,
ma con interpretazione diversa, data dalle rispettive Costituzioni.
Ma le divisioni
non finirono qui. Dalla famiglia degli Osservanti dapprima si staccarono i Riformati, che cominciarono a formarsi
spontaneamente a partire dal 1518, soprattutto per iniziativa di fr. Francesco
Iesi e fr. Bernardino da Asti, e successivamente un altro gruppo, capeggiati da
fr. Matteo da Bascio, che prese il nome di Cappuccini,
dediti per lo più alla vita eremitica e contemplativa.
Agli inizi del
1525 fr. Matteo da Bascio, un semplice frate minore, nottetempo e senza alcun
permesso dei superiori, lasciò il suo convento di Montefalcone, nella diocesi
di Fermo, per recarsi a Roma dal Papa, per cercare di ottenere il permesso di
vivere la Regola
secondo il più stretto ideale francescano.
Pochi mesi dopo
seguirono il suo esempio anche i due fratelli Ludovico e Raffaele Tenaglia di
Fossombrone. Dopo varie peripezie e persecuzioni, i fuggiaschi trovarono
accoglienza nel territorio di Camerino, dove, grazie all’interessamento della
duchessa Caterina Cybo, nipote di papa Clemente VII, ottennero il riconoscimento
ufficiale il 3 luglio1528, con la bolla Religionis
zelus.
I Riformati
ottennero il riconoscimento, dallo stesso pontefice, solo il 16 novembre 1532.
I Riformati in realtà non
differivano molto dagli Osservanti perché professavano la stessa regola ed
erano soggetti ad un unico Ministro Generale. Anzi, le comunità dei Riformati
spesso vennero ad insediarsi nei conventi dove prima c’erano gli Osservanti,
come avvenne anche per Vasto (Sant'Onofrio).
Gli Osservanti portavano una
tunica marrone con una fune alla cintola e un cappuccio corto e tondo. Spesso
camminavano a piedi nudi e solo in caso di necessità indossavano dei
rudimentali zoccoli, da qui il nome di Zoccolanti.
I Conventi erano situati fuori dai centri abitati, in mezzo ai boschi o in zone
non molto accessibili e si mostravano in pubblico, spesso anche malvestiti,
solo per chiedere un po’ di cibo per la sopravvivenza.
I Conventuali erano vestiti in
nero e si dedicavano alla predicazione tra il popolo, mentre i Cappuccini, così
denominati per la forma speciale del saio ruvido, a largo cappuccio piramidale,
erano più intransigenti nell’osservanza della Regola originaria.
Come
abbiamo riferito in precedenza, la presenza dei francescani a Vasto risale agli
inizi del 1200, quando venne edificato, un convento per permettere che vi
officiassero i Minori Conventuali. La chiesa primitiva era dedicata alla Santa
Croce; successivamente venne restaurata e reintitolata a S. Antonio di Padova. In seguito alla soppressione napoleonica
degli ordini religiosi, i frati lasciarono la città ed il convento venne
trasformato per accogliere gli alloggi e gli uffici della sottointendenza.
Dal
1406 i francescani erano presenti anche nel convento di Sant’Onofrio, quando venne chiesto al B. Giovanni di Stroncone, di
costruire un convento di frati minori. Dopo la sua morte si abbatterono le
precedenti strutture realizzate e si cominciò la costruzione del convento, a
spese dell’Università del Vasto, da parte di fr. Nicolò da Osimo, Governatore
della Provincia Francescana di S. Angelo. L'opera venne portata a termine nel
1440.
Nella
seconda metà del ‘500 si stabilirono a Vasto anche i frati Cappuccini grazie a
Bernardino Sottile, che nel 1578 (o 1581 come indica il Lexicon Cappuccinum),
donò due oliveti contigui, di sua proprietà, al Vicario dell’Ordine dei
Cappuccini, affinché si costruisse un convento e la chiesa dedicati a Santa Maria degli Angeli (chiesa di
Sant’Anna). La chiesa fu terminata nel 1585. Nel convento trovarono
sepoltura Francesca Carafa, Marchesa del Vasto (1592) e D. Diego D’Avalos
(1597).
I
Cappuccini rimasero a Vasto sino al 1809, quando il convento venne soppresso
per decreto napoleonico, ma tornarono grazie alla generosità dei coniugi Antonino
Celano e Giovanna Mayo, che fecero costruire a loro spese il convento dell’Incoronata in memoria di Maria, la loro
unica figlia, ivi sepolta l’anno precedente.
L’8
settembre del 1860 i frati cappuccini, sotto la guida di P. Giuseppe Cerritelli
da Chieti, presero possesso del
romitorio; ma pochi mesi dopo, in seguito alla soppressione di tutte le
comunità religiose, avvenuta con decreto del 17 febbraio 1861, il convento
venne chiuso ed i cappuccini furono ospitati nella villa del sig. Celano.
Rivendicando il diritto di proprietà sul convento, Antonino Celano riuscì, due
anni più tardi, a riottenere sia la chiesa che il convento, che a loro volta
vennero ridonati ai frati cappuccini.
Dalla
metà del ‘500 a Vasto erano presenti le suore francescane. In alcuni
manoscritti locali, si legge che nella Contrada del Pian del Forno, vicino la
chiesa del Carmine, morì un tal Valerio di Clemente, uomo ricchissimo benché
analfabeta e lasciò in testamento, datato 4 Giugno 1545, che nella sua
abitazione si facesse un monastero di
monache francescane. Alla direzione spirituale delle suore provvedevano i
padri di Sant’Onofrio.
Nel
1585 l’Università del Vasto inviò istanza al Viceré del Regno di Napoli,
affinché si istituisse a Vasto un monastero di suore. Il Viceré concesse
l’autorizzazione e l’Università stanziò 500 ducati per dare inizio ai lavori di
costruzione del monastero.
Costruito
il monastero, denominato dell’Eucarestia o del Corpus Domini e successivamente
di Santa Chiara, il 30 settembre
1609 vennero dall’Aquila tre suore del Monastero delle Clarisse, in due
lettighe del Marchese del Vasto. Le suore erano Suor Feliciana Barone,
abbadessa, Suor Arcangela Antonelli, vicaria e Suor Adaria Valverde, maestra
delle novizie.
Ancora
una comunità francescana si stabilì a Vasto, presso la chiesa di Stella Maris, per iniziativa del cav.
Alfonso Marchesani, che ottenne il benestare dall’autorità religiosa diocesana.
Mentre nella metà degli anni '50 venne realizzata una chiesa in località
Selvotta, di fronte la collina di Colle Pizzuto, dedicata a San Francesco e Maria Immacolata. La
chiesa venne demolita pochi anni dopo a causa del movimento franoso e per il
passaggio dell'Autostrada A14.
Infine,
quando si parla dei francescani, non si può non ricordare l’Istituto San Francesco, fondato a Vasto
Marina da padre Alberto Mileno, e la Casa
Sacro Cuore “Oasi dell’Anziano”, fondata da padre Valeriano Mileno; mentre
sempre a Vasto Marina è presente la moderna chiesa di S. Francesco, consacrata il 30 marzo 2003, costruita su
disegno dell'architetto Antonio Menna.
Lino
Spadaccini
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