martedì 19 ottobre 2021

LA ROMANA "HISTONIUM" E LA MEDIEVALE "GUASTO": testimonianze evidenti di civiltà antiche


DI GIUSEPPE CATANIA

La configurazione urbanistica di Vasto, ancorata ai sistemi costruttivi romanici e medievali, in prevalenza nell'agglomerato del centro storico, difficilmente potrà cambiare volto, giacché impossibile è una diversa moderna soluzione, anche se, spesso, si sono verificati tentativi più o meno discutibili.
Come concezione urbanistica Vasto risale al periodo romano quando, costituendo il "Municipium romanorum" con denominazione di "Histonium", vantava un Campidoglio, numerosi templi dedicati alle
divinità, edifici pubblici e privati di notevole importanza. Mano a mano che le civiltà si sono avvicendate la conformazione urbanistica, legata alla naturale espansione demografica e sociale, non è che abbia avvertito sensibili mutamenti, ma è rimasta saldamente ancorata ai vecchi schemi, fino al periodo medievale.

Infatti, in tale epoca, Vasto ha avuto un riassetto urbanistico nel quartiere di Santa Maria Maggiore con una caratteristica tipica dell'epoca. Le costruzioni dei cittadini più facoltosi erano sistemate entro la cerchia delle mura fatte edificare dai Caldora a protezione della Città nella seconda metà del 1400.

Al di fuori erano le altre abitazioni della gente del contado, cioè del volgo. Ancora oggi è possibile notare questa divisione di classe se osserviamo la caratteristica toponomastica della città.

Gli agglomerati urbani nel medioevo sorgevano attorno a qualche edificio di notevole portata, come una Chiesa, (tipiche le chiese-fortezze dentro le quali la gente andava a rifugiarsi durante le incursioni dei pirati), o una torre( a difesa del borgo) o un castello.

Il caratteristico borgo, singolare anche nella sua conformazione, sorto all'intorno della chiesa di Santa Maria Maggiore, costituisce forse il classico esempio di tale schema. Al centro la torre (che era chiamata "battaglia") cioè il nucleo difensivo, sulla quale venne successivamente innalzato l'attuale campanile, e poi le tre navate del tempio di culto; all'intorno un dedalo di viuzze, con sviluppo circolare, strettoie e vicoli ciechi, delimitati dalle costruzioni, non superiori a tre piani, sorte a seconda che le esigenze demografiche ne imponevano la edificazione.

In tal modo si ebbe la fusione dei due diversi borghi fino a de terminare, almeno nella parte più antica, cioè quella di "Histonium" a settentrione, e la più recente, nota e legata al Castaldo di Aymone (da cui la città trasse nome:Guasto = Vasto). Per identificare le due parti del "centro storico", è sufficiente fare riferimento all'edificio più massiccio ed appariscente, la chiesa di Santa Maria Maggiore, per notare come le strade si snodano a cerchi concentrici, attorno alla mole principale, collegate da una serie di intrigate ragnatele, che sono proprie e caratteristiche della soluzione urbanistica di epoca medievale.

Invece, la parte romanica, dove affiorano numerosi reperti archeologici di tale epoca, risulta compresa, in linea di massima, tra via Roma (a nord) e via Barbarotta (a sud), dentro la cui area si snodano quattro file di due isolati rettangolari che si sviluppano su strade perfettamente ortogonali, con i lati più corti che sono localizzati sugli assi delle strade trasversali. Ancora notiamo due altre fila di isolati con i lati corti dislocati sugli assi delle strade longitudinali, con delimitazione da via Marchesani fino alla zona di frana (Via Adriatica).

Nella prima parte si riscontra il tipico esempio dal- l'urbanistica romanica, detta “per scanna”, con tecnica costruttiva allungata con i lati corti in corrispondenza degli assi trasversali che costituiscono i cosiddetti "cardini". Infatti, l'attuale Corso Palizzi è considerato il "Cardine Massimo" e Corso Dante il "Decumano Massimo", mentre gli altri cardini sono costituiti da Corso del Plebiscito e dalla Strada S.Antonio, ora via Adriatica. I decumani sono costituiti dalle altre vie: Anelli, San Teodoro, San Francesco D'Assisi, via Laccetti, Via Lago.

Vi è poi una seconda traccia di isolati che ha la caratteristica costruttiva detta "per strigas", con i lati corti degli isolati attestati sui "decumani", il cui raccordo è costituito dall'asse longitudinale di via Laccetti-Via Lago, considerato Decumano.

I cardini che compongono questa zona, sono le vie: San Pietro, Osidia, Beniamino Laccetti, Pampani, Marchesani, mentre i decumani sono: via Valerico Laccetti, via Barba- rotta.

A considerazioni logiche si perviene osservando che gli isolati realizzati con la tecnica per "strigas" sono in stato di perfetta conservazione, anche se molte costruzioni situate nella zona orientale, nel corso dei secoli hanno subito dei danni.

Sovviene, a conferma di tali osservazioni, quanto l'arch. Alfredo Marinucci riferisce nel volume "Le iscrizioni del Gabinetto Archeologico di Vasto, in merito alle origini storiche dell'antico "municipium romanorum". "Che la parte settentrionale di Vasto riproduca, negli isolati e nelle strade la disposizione antica non è solo un’ipotesi, ma una certezza che si basa su elementi reali; la forma rettangolare degli isolati racchiusi tra vie perfettamente ortogonali; la sopravvivenza in alcuni di essi delle mura perimetrali romane, la loro precisa interruzione in corrispondenza delle aree sepolcrali che circondano la città sui lati settentrionale e occidentale.

A quest'area, che ricalca fedelmente l'impianto antico, si contrappone quella meridionale, anche essa sorta all'interno del perimetro romano, che corrisponde in "buona parte, secondo la mia opinione, a quello delle mura medievali, in cui la continuità dell’insediamento ha prodotto maggiori cambiamenti.

Come abbiamo visto precedentemente, tutto il gruppo di vie comprese tra via Crispi via Roma a nord, strada Barbarotta a sud, corso del Plebiscito-via Marchesani ad ovest e strada S.Antonio-San Pietro, ad est, oggi in parte franata, risalgono nel loro tracciato ad età romana; tuttavia, di esse sono via Pampani e strada San Pietro, hanno rivelato le basole della pavimentazione originaria".

La romana Histonium dove ora sorge Vasto, attraverso questa indagine storico-urbanistica, costituisce una realtà non solo documentabile attraverso l'ingente materiale archeologico custodito nel museo civico, bensì anche dalle testimonianze riscontrabili nei numerosi edifici che conservano tracce visibili della romanità.

E se anche oggi diciamo che i romani non abitano più a Vasto, possiamo ben andare fieri di custodire le tracce di una civiltà così ricca di splendore, che ci consente di anelare a ritroso nella storia, fino alle radici della nostra umanità.

La Città del Vasto, l'antichissima romana Histonium, è tutta una fioritura di testimonianze del passato ricco di fasti e di inestimabili tesori. Nella zona del "Muro delle Lame", teatro di sensazionali scoperte, per l'affioramento di una parte della strada Traiano Frentana, di un pavimento a mosaico di incomparabile bellezza compositiva, delle fondamenta di un edificio termale di rilevante importanza costruttiva, si ha la valenza più concreta della romanità dell'agglomerato urbano.


Nella parte di Via Anelli (all'altezza della Scuola D'Arte) è ancora visibile per una lunghezza di circa 20 metri, un muro di epoca romana nella facciata di una abitazione. In Via Pampani, nel 1854, venne estratto un pavimento musivo policromo; lungo via Santa Maria Maggiore sono visibili tracce di antiche fondazioni (che corrispondono a piazza Rossetti); a Via Tagliamento affiorano resti di muro in opera cementizia.
A via Beniamino Laccetti, la chiesetta della Trinità poggia le sue fondamenta su di una costruzione di epoca romana di cui sono emersi i resti visibili entrando sulla destra.

Anfiteatro di piazza Rossetti (elaborazione di Pinko Pallotto) 


L'antica Histonium andava fiera dei suoi monumenti, tra cui lo straordinario anfiteatro, costruito in opera cementizia, fuori dal perimetro urbano, dove è attualmente Piazza Rossetti, di cui si tracciano le dimensioni: 225 piedi (67 metri circa) di lunghezza per 210 (62 metri circa) di larghezza. Gli edifici situati a nord est, infatti, sorgono sulla ellisse di tale anfiteatro che in epoca romana era un monumento di svago il cui splendore rifulgeva insieme all'importanza che il "municipium romanorum" assumeva nell'ambito dell'assetto territoriale di Roma e che, in epoche successiva, costituì materiale di utilizzazione nelle tecniche costruttive e difensive, se si tiene conto che il Castello Caldoresco era collegato alla Torre di Bassano, proprio mediante arcate esterne ad est della piazza, per costituire un baluardo alle scorrerie del turchi che, sbarcati alla marina, risalivano lungo il pendio della Madonna della Catena, dopo essere stati avvistati dalla "battaglia", cioè la torre di difesa che attualmente costituisce la prima parte del campanile della Chiesa di Santa Maria Maggiore.

L'anfiteatro, anticamente veniva adoperato per il divertimento pubblico, quando veniva colmato di acque per farvi svolgere le "battaglie navali", alimentato dal noto acquedotto romano delle Luci. Singolare è il toponimo di via Naumachia, a fianco della chiesa di S.Francesco Da Paola (Addolorata).

Histonium aveva, anche dei templi magnifici di cui abbiamo anche riferimento in testi antichissimi. Quello dedicato al Dio Sole era situato nei pressi della chiesa di S.Antonio (Madonna delle Grazie); quello della dea Cerere, sulle cui fondamenta venne costruito successivamente il tempio dedicato a San Pietro, di cui rimane oggi il portale di travertino. Il tempio di Giove Delicheno sorgeva tra la chiesa di San Pietro e l'attuale piazza del Popolo, e più già il tempio dedicato al dio Bacco. Nella località Selvotta era ubicato il tempio dedicato ad Ercole di cui si ha la lapide conservata nel museo civico.

Altre e numerose testimonianze di indiscusso valore epigrafico, che avvalorano l'importanza della civiltà romana di cui Histonium, municipium romanorum, vanta quale centro propulsore di irradiamento della civiltà, sono gelosamente custodite a Palazzo D'Avalos, come il busto di marmo con il basamento del monumento a Lucio Valerio Pudente, poeta latino laureato nei ludi Capitolini, busto acefalo di donna, diverse statue, lucerne in terracotta, idoli in bronzo. Reperti di valore e di importanza architettonica, oltre che archeologica e storica, conforta la convinzione che al di sotto di Vasto, in particolare nella zona urbana più vecchia, esistono i resti dell'antichissima Histonium.

Elementi questi di richiamo per studiosi amanti della archeologia, materia che appassiona non pochi, per andare alla riscoperta d'un retaggio orgoglioso di millenaria civiltà che ha contribuito a forgiare questo popolo "forte e gentile".

GIUSEPPE CATANIA

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