lunedì 19 novembre 2018

San Buono tra fede, devozione e laboriosità della gente

Le vicende del Convento di S. Antonio e della Chiesa
 di GIUSEPPE CATANIA
II paese di San Buono nel X secolo fu possesso dei conti teatini e del borgo abitato si fa la prima menzione in un documento del 1020 con la denominazione "Castri Sancti Boni".
Nel XIII venne ceduto ai Grandinate, di cui si ricorda Riccardo,"Signore di Santobuono"; poi divenne possesso dei Di Sangro e dei Caracciolo (dal 1421).
Il Convento di S. Antonio, fatto costruire a circa due km dal paese, nel 1575 da Giovannantonio Caracciolo, secondo principe di San Buono, portato a termine dal figlio Marino IV (nel 1599 circa) e, poi
soppresso con legge del 7 luglio 1866.
Con verbale del 3 settembre 1868 il convento di San Antonio venne ceduto al Comune ed il sindaco Pompeo Carmenini ne riceveva il possesso con tutti gli arredi sacri.
Il fabbricato venne acquistato nel 1874 da Rinaldo Carmenini fu P. Paolo (con verbale del 24 agosto 1874) il quale proibì l'ingresso al parroco, ritenendo che nella compravendita fosse compresa anche la annessa chiesa.
L'allora parroco della chiesa di San Lorenzo Martire, Don Fiorindo Rocchio, con citazione del giugno 1903, trasse davanti la Pretura mandamentale di San Buono, l'acquirente, sostenendo che la chiesa conservava il culto trovandosi sotto la giurisdizione parrocchiale del Parroco, ritenendo che inibire il libero accesso alla chiesa e, quindi, poterla tenere aperta, costituisce spoglio e turbativa di possesso. Ma, prima che si instaurasse la controversia giudiziaria, Rinaldo Carmenini decise di cedere il convento ai Frati Minori Osservanti (che furono presenti al contratto di cessione nelle persone del Padre Provinciale dei Cappuccini per l'Abruzzo Angelo Maria da Canpestrano e S. Ecc. Mons. Adami del Monastero di S. Antonio in Roma. Il contratto di cessione non venne mai perfezionato, perché non venne, come pattuito, inviato un frate dell'Ordine Francescano per far funzionare il convento.
Allora Rinaldo Carmenini si riservò l'uso di una cappella gentilizia e la proprietà della parte del fabbricato costruito nel 1749 (tre vani seminterrati e 8 vani superiori, nonché tre vani a piano terra e primo piano ciascuno nell'angolo occidentale con accesso dalla strada.
Con asta pubblica del 17 marzo/2 aprile 1936, disposta dal Tribunale di Lanciano (registrata al n. 663 del 20 aprile) i frati minori osservanti acquistarono il convento e la chiesa.
Tra le reliquie custodite a S. Buono l'urna contenente il corpo intero di San Buono (deposta nella chiesa di S. Lorenzo) che nel Martirologio romano è ricordato come Boni Presbyteri. Fu Gregorio VII principe di San Buono, gentiluomo di Camera di re Carlo, nel 1745, e Cavaliere dell'Ordine di San Giacomo, Gran Siniscalco del Regno di Napoli, a ottenere questo privilegio da Papa Benedetto XIV per intercessione del fratellastro Giovanni Costanzo poi nominato Cardinale il 14 agosto 1750 da Papa Clemente XIII con il titolo di San Cesario.
La chiesa, in stile barocco, sul portale reca la scritta: "Regia sum Regia Divini Nomino Patavini" è a una sola navata con Ambone sovrastato da un loggiato comprendente 3 cappelle a destra: S. Francesco, S. Antonio di Padova, San Diego. Di fronte l'altare maggiore sormontato da un grande Crocifisso con a sinistra S. Bernardino da Siena e a destra San Giacomo della Marca.
Nella navata a sinistra gli altari del Sacro Cuore, della Madonna delle Grazie e della Madonna Addolorata.
Sulla volta con decori in stile barocco la scritta: "Dal 1732 al 1737 la nuova forma della chiesa con elemosine e sacrifici dei fedeli", ed un fregio raffigurante San Francesco che riceve le stimmate. Sotto il pavimento vi sono le tombe della famiglia Carmenini e nella parete a destra della cappella di San Diego, una lapide chiude la tomba di Diana Cerella (1872).
Si accede alla chiesa sul lato sinistro e sul portale la scritta: "Porta haec lapidea lignaeque cun claustri pavimento facta fuit anno 1750 Guardiano RPF Bonaventura A".
Per tutta la lunghezza della chiesa ai snoda a piano terra un corridoio tra il portone di ingresso e quello di uscita dalla parte opposta.
Sul lato destro la porta di accesso al coro e alla sinistra due piccoli chiostri.
La Statua di S. Antonio di Padova è vestita con abiti di Frati Minori Conventuali, decorata da preziosi, contenuta in una nicchia. Dopo la soppressione del convento di S. Antonio, in applicazione della legge 7.7.1866 n. 3096, la chiesa venne destinata al culto, conservando tutti gli arredi sacri.
GIUSEPPE CATANIA

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