Nell’ambito del programma, preparato dal parroco don
Gianfranco Travaglini e dai suoi collaboratori nella Comunità di S. Giuseppe per
la Festa della Madonna di Lourdes (05-11 febbraio 2016), Sabato 6 febbraio,
giornata dedicata alla “Ecologia della Vita”, l’Arcivescovo, Mons. Bruno Forte,
ha svolto una conferenza sul tema “I
cristiani di fronte all’emergenza ecologica”, approfondendo l’Enciclica del
Papa “Laudato si’” sulla cura della casa
comune.
A rivolgere il saluto iniziale è stato il parroco emerito
don Giovanni Pellicciotti, che ha ringraziato il Pastore della Diocesi per aver
accolto l’invito a trattare un argomento di così vitale importanza per il futuro
dell’umanità.
Mons. Forte ha esordito richiamando subito la preziosità
dell’Enciclica vero “dono d’amore”,
perché Papa Francesco si rivolge a tutti gli uomini e donne di buona volontà.
L’Enciclica, ha subito aggiunto Mons. Forte, è scritta in uno stile francescano.
Il Papa, infatti, cita fin dall’inizio il Cantico delle Creature, dove il Santo
d’Assisi ricorda che “la nostra casa
comune è anche come una sorella, con la quale condividiamo l’esistenza, e come
una madre bella che ci accoglie tra le sue
braccia”.
Il Vescovo ha premesso al suo approfondimento la recita
di una delle due preghiere, inserite dal Papa nell’Enciclica, quella, intitolata
“Preghiera per la nostra terra” e che
può essere condivisa da quanti credono in un Dio creatore onnipotente. E’
passato, quindi, a delineare l’articolazione della lettera papale, che è un
esame puntuale sulla crisi ecologica, frutto della sproporzione violenta tra i
tempi biologici (il cui processo evolutivo verso il perfezionamento è durato
milioni di anni, al termine del quale c’è stata la creazione dell’uomo, vertice
del creato) e i tempi delle azioni umane (segnati da un cambiamento veloce e
costante, non sempre orientato al bene comune e ad uno sviluppo sostenibile e
integrale).
Il Papa, ha proseguito il Vescovo, parlando di quello che
“sta accadendo alla nostra casa”, affronta in particolare il problema
dell’inquinamento e dei cambiamenti climatici, la cui presenza “produce un ampio
spettro di effetti sulla salute, provocando milioni di morti premature”. Mons. Forte si è soffermato su due testi dell’Enciclica, dove il Papa fa una denuncia
chiara e precisa, aprendo i nostri occhi, in quanto noi uomini siamo vittime e
contemporaneamente complici. Scrive il Papa: “I cambiamenti climatici sono un problema
globale con gravi implicazioni ambientali, sociali, economiche, distributive e
politiche, e costituiscono una delle principali sfide attuali per l’umanità. Gli
impatti più pesanti probabilmente ricadranno nei prossimi decenni sui Paesi in
via di sviluppo” (n. 25). E più avanti nel richiamare l’atteggiamento di chi
detiene più risorse e potere economico o politico nel mascherare i problemi o
nasconderne i sintomi, il Papa nota: “Molti sintomi indicano che questi effetti
potranno essere sempre peggiori se continuiamo con gli attuali modelli di
produzione e di consumo” (n. 26). Queste parole così esplicite del Papa, ha
aggiunto Mons. Forte, sono state oggetto di interi congressi negli Stati Uniti,
al fine di confutarle.
La crisi ecologica, invece, è reale. Basti pensare, ha
detto Mons. Forte, alla presenza della plastica che non è biodegradabile: “Fra cinquecento o al più tardi fra mille
anni l’uomo sarà sommerso dalla plastica!”.
A questo punto, il Vescovo è passato a richiamare gli
altri urgenti problemi richiamati dal Papa. Innanzitutto la questione dell’acqua
(“Mentre la qualità dell’acqua
disponibile peggiora costantemente, in alcuni luoghi avanza la tendenza a
privatizzare questa risorsa scarsa, trasformata in merce soggetta alle leggi del
mercato”); poi la perdita della biodiversità, in quanto “le risorse della terra vengono depredate a
causa di modi di intendere l’economia e l’attività commerciale e produttiva
troppo legati al risultato immediato”; infine il deterioramento della
qualità della vita e la degradazione sociale, che portano necessariamente alla
“cultura dello scarto” sulla vita
delle persone.
Siamo, ha sottolineato Mons. Forte, di fronte ad urgenze
drammatiche, che in questi ultimi anni anche noi Vescovi della Conferenza
Episcopale Abruzzese e Molisana (CEAM) abbiamo affrontato con duri richiami alla
classe politica e dirigente, alzando la voce “per denunciare le
'ferite' delle nostre terre, minacciate da progetti di sviluppo che sono invero
segnati da gravi rischi ambientali, socio-economici e umani, in cui viene meno
la tutela della vita e la
custodia del creato” (il Vescovo ha fatto un
preciso riferimento alla piattaforma petrolifera di “Ombrina mare”). Occorre,
pertanto, la “conversione ecologica”,
richiamata fortemente dal Papa, conversione che deve essere attuata a livello
personale con uno stile di vita più sobrio e più umile, a livello comunitario
perché ai problemi sociali si risponde “con una unione di forze e una unità di
contribuzioni”, a livello civile e politico con un impegno teso a liberarsi
dall’indifferenza consumistica e a coltivare anche “un’identità comune, una storia che si
conserva e si trasmette”.
custodia del creato” (il Vescovo ha fatto un
preciso riferimento alla piattaforma petrolifera di “Ombrina mare”). Occorre,
pertanto, la “conversione ecologica”,
richiamata fortemente dal Papa, conversione che deve essere attuata a livello
personale con uno stile di vita più sobrio e più umile, a livello comunitario
perché ai problemi sociali si risponde “con una unione di forze e una unità di
contribuzioni”, a livello civile e politico con un impegno teso a liberarsi
dall’indifferenza consumistica e a coltivare anche “un’identità comune, una storia che si
conserva e si trasmette”.
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