domenica 7 febbraio 2016

Seguita con grande interesse la conferenza del Vescovo Forte su “I cristiani di fronte all’emergenza ecologica”,

Nell’ambito del programma, preparato dal parroco don Gianfranco Travaglini e dai suoi collaboratori nella Comunità di S. Giuseppe per la Festa della Madonna di Lourdes (05-11 febbraio 2016), Sabato 6 febbraio, giornata dedicata alla “Ecologia della Vita”, l’Arcivescovo, Mons. Bruno Forte, ha svolto una conferenza sul tema “I cristiani di fronte all’emergenza ecologica”, approfondendo l’Enciclica del Papa “Laudato si’” sulla cura della casa comune.
A rivolgere il saluto iniziale è stato il parroco emerito don Giovanni Pellicciotti, che ha ringraziato il Pastore della Diocesi per aver accolto l’invito a trattare un argomento di così vitale importanza per il futuro dell’umanità.
Mons. Forte ha esordito richiamando subito la preziosità dell’Enciclica vero “dono d’amore”, perché Papa Francesco si rivolge a tutti gli uomini e donne di buona volontà. L’Enciclica, ha subito aggiunto Mons. Forte, è scritta in uno stile francescano. Il Papa, infatti, cita fin dall’inizio il Cantico delle Creature, dove il Santo d’Assisi ricorda che “la nostra casa comune è anche come una sorella, con la quale condividiamo l’esistenza, e come una madre bella che ci accoglie tra le sue braccia”.
Il Vescovo ha premesso al suo approfondimento la recita di una delle due preghiere, inserite dal Papa nell’Enciclica, quella, intitolata “Preghiera per la nostra terra” e che può essere condivisa da quanti credono in un Dio creatore onnipotente. E’ passato, quindi, a delineare l’articolazione della lettera papale, che è un esame puntuale sulla crisi ecologica, frutto della sproporzione violenta tra i tempi biologici (il cui processo evolutivo verso il perfezionamento è durato milioni di anni, al termine del quale c’è stata la creazione dell’uomo, vertice del creato) e i tempi delle azioni umane (segnati da un cambiamento veloce e costante, non sempre orientato al bene comune e ad uno sviluppo sostenibile e integrale).
Il Papa, ha proseguito il Vescovo, parlando di quello che “sta accadendo alla nostra casa”, affronta in particolare il problema dell’inquinamento e dei cambiamenti climatici, la cui presenza “produce un ampio spettro di effetti sulla salute, provocando milioni di morti premature”. Mons. Forte si è soffermato su due testi dell’Enciclica, dove il Papa fa una denuncia chiara e precisa, aprendo i nostri occhi, in quanto noi uomini siamo vittime e contemporaneamente complici. Scrive il Papa: “I cambiamenti climatici sono un problema globale con gravi implicazioni ambientali, sociali, economiche, distributive e politiche, e costituiscono una delle principali sfide attuali per l’umanità. Gli impatti più pesanti probabilmente ricadranno nei prossimi decenni sui Paesi in via di sviluppo” (n. 25). E più avanti nel richiamare l’atteggiamento di chi detiene più risorse e potere economico o politico nel mascherare i problemi o nasconderne i sintomi, il Papa nota: “Molti sintomi indicano che questi effetti potranno essere sempre peggiori se continuiamo con gli attuali modelli di produzione e di consumo” (n. 26). Queste parole così esplicite del Papa, ha aggiunto Mons. Forte, sono state oggetto di interi congressi negli Stati Uniti, al fine di confutarle.
La crisi ecologica, invece, è reale. Basti pensare, ha detto Mons. Forte, alla presenza della plastica che non è biodegradabile: “Fra cinquecento o al più tardi fra mille anni l’uomo sarà sommerso dalla plastica!”.
A questo punto, il Vescovo è passato a richiamare gli altri urgenti problemi richiamati dal Papa. Innanzitutto la questione dell’acqua (“Mentre la qualità dell’acqua disponibile peggiora costantemente, in alcuni luoghi avanza la tendenza a privatizzare questa risorsa scarsa, trasformata in merce soggetta alle leggi del mercato”); poi la perdita della biodiversità, in quanto “le risorse della terra vengono depredate a causa di modi di intendere l’economia e l’attività commerciale e produttiva troppo legati al risultato immediato”; infine il deterioramento della qualità della vita e la degradazione sociale, che portano necessariamente alla “cultura dello scarto” sulla vita delle persone.
Siamo, ha sottolineato Mons. Forte, di fronte ad urgenze drammatiche, che in questi ultimi anni anche noi Vescovi della Conferenza Episcopale Abruzzese e Molisana (CEAM) abbiamo affrontato con duri richiami alla classe politica e dirigente, alzando la voce “per denunciare le 'ferite' delle nostre terre, minacciate da progetti di sviluppo che sono invero segnati da gravi rischi ambientali, socio-economici e umani, in cui viene meno la tutela della vita e la
custodia del creato” (il Vescovo ha fatto un preciso riferimento alla piattaforma petrolifera di “Ombrina mare”). Occorre, pertanto, la “conversione ecologica”, richiamata fortemente dal Papa, conversione che deve essere attuata a livello personale con uno stile di vita più sobrio e più umile, a livello comunitario perché ai problemi sociali si risponde “con una unione di forze e una unità di contribuzioni”, a livello civile e politico con un impegno teso a liberarsi dall’indifferenza consumistica e a coltivare anche “un’identità comune, una storia che si conserva e si trasmette”.
custodia del creato” (il Vescovo ha fatto un preciso riferimento alla piattaforma petrolifera di “Ombrina mare”). Occorre, pertanto, la “conversione ecologica”, richiamata fortemente dal Papa, conversione che deve essere attuata a livello personale con uno stile di vita più sobrio e più umile, a livello comunitario perché ai problemi sociali si risponde “con una unione di forze e una unità di contribuzioni”, a livello civile e politico con un impegno teso a liberarsi dall’indifferenza consumistica e a coltivare anche “un’identità comune, una storia che si conserva e si trasmette”.
Lo stile della “conversione ecologica” per Papa Francesco è quello dei grandi percorsi di dialogo che “ci aiutino ad uscire dalla spirale di autodistruzione in cui stiamo affondando”.
Il Vescovo ha concluso la sua interessante conferenza con la recita della seconda preghiera, inserita nell’Enciclica e intitolata “Preghiera cristiana con il creato”.

LUIGI MEDEA 








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