Fernando D'Annunzio |
di LINO SPADACCINI
Ultimo
interprete de "La Štorie" di Carnevale è il poeta vastese Fernando
D’Annunzio. Spinto dall’amico Carmine D’Ermilio, dal 1995 ha raccolto il
testimone di quest'antica tradizione, riproponendo ogni anno, una sintesi dei
principali avvenimenti dell’anno appena trascorso, partendo dai fatti internazionali
e nazionali, fino a giungere a quelli locali, attingendo soprattutto dalla
classe politica, che non manca mai ogni anno di fornire spunti interessanti,
condito con po' di pepe per rendere il piatto più gradevole e saporito.
«Il canto della "Štorie" – ricorda
il poeta vastese – è un canto
tradizionale nato anticamente per dare l’occasione al popolo, allora “suddito”,
di approfittare del Carnevale per prendersela, con versi più o meno garbati e
spesso burleschi e satirici, con quelli che erano i "signori/padroni"
che all’epoca comandavano. Ora che i
"signori/padroni" vecchio stampo
non ci dovrebbero più essere, i bersagli della satira e delle burle diventano
spesso i politici, specialmente quelli che al momento governano,
indipendentemente dal loro colore politico, insomma... a ch’attocch’ attocche e
chi tè' la cote di pajje... se
l’abbrusce. "La Štorie"
– prosegue Fernando D’Annunzio – viene
riscritta ogni anno e gli argomenti trattati sono scelti tra quelli di pubblico
dominio, da quella che é la voce del popolo: critiche, lamentele, battute,...
che si sentono ogni giorno e che riguardano fatti e personaggi che hanno
dominato la scena, durante l’anno trascorso. Chi scrive, spesso deve anche
provvedere ad addolcire le troppo colorite espressioni e le invettive che
escono spontanee dalla bocca di gente sempre più scontenta e a volte esasperata».
Il dialetto usato è volutamente scritto in modo da essere comprensibile
anche ai lettori che non conoscono il vastese, pur mantenendo la possibilità di
leggere le strofe con pronuncia e accenti tipici del dialetto prettamente
vastese.
Con l’edizione 2016 sono ventidue le "Štorie" scritte da Fernando
D’Annunzio. Nei testi proposti fino ad oggi, è possibile trovare uno spaccato
del nostro Paese, dal terremoto provocato da Tangentopoli, alle dimissioni da
magistrato di Antonio Di Pietro (E Di Pitre
avè tanàte / Tutti chille ch'à rrubbàte, / ma 'rruvàte a li cucciulùne / à
'vuta da' li dimissiùne), da Bettino Craxi che dall'Italia se n'à scappàte, ai Presidenti del Consiglio che si
sono avvicendati, dal Giubileo del 2000, all’introduzione dell’euro e ai tanti
problemi che hanno afflitto l’Italia, senza tralasciare la politica
internazionale, come l’attentato dell’11 settembre 2001 e la huerre all'Irakène.
Come ogni Štorie che si rispetti, non possono mancare i riferimenti alle
vicende locali, dove la politica la fa da padrona, attraverso le
amministrazioni Tagliente, Pietrocola e Lapenna. Tanti i problemi vecchi, tuttavia
ancora molto attuali, come ad esempio la mancanza dell’acqua (E intande passe l'anne, / n' zi po' fa'
manghe li panne, / li cazzette e li mutande / l'allavàme a "Acqualande").
Ma tra i gustosi ottonari prodotti dalla vena poetica di Fernando D’Annunzio possiamo
trovare avvenimenti piccoli e grandi che hanno fatto un po' la storia della
nostra città, come ad esempio la bufala delle famose scimmie che raccoglievano
le olive (Pur' a la štampe hanne mess' a
ddindenne ca quattre scìmmie la live jave cujjenne), oppure la realizzazione del lungo tunnel ferroviario
sotto la nostra città, un'opera che sembrava non trovare mai fine (Sott' a lu Uašte passe na cavùte / che fin'
a mo ancòre s’è finùte, / cì'adà passà' lu trene, ma chi sa / se nnu' 'i li
putém’ aricurdà); ed ancora, la riapertura de lu ciardìne a D’Avaloss', l’inaugurazione della Circonvallazione
Istoniense (mo, da la "Prete"
fin' a lu "Pianete", / è finalmende tutte 'na tiràte), la
chiusura dell’Università che Ere nu vante pe' chišta città, ma N' z'è
sapùte com'è jùte… / N' z'è putùte o n' z'è vulùte… / ma 'na cose ch'ere bbone
/ oramàje s'è pirdùte.
Inevitabili i riferimenti al calcio, gioie e dolori di tanti sportivi, come
nel 1996 quando, per colpa del Presidente Scoppellitti, la squadre di pallone s'è sfaciate, oppure al film girato a Vasto
"Il posto dell’anima", con
Michele Placido, Silvio Orlando e Paola Cortellesi, ed ancora i Palazzi Scolastici dipinti di colore celeste, la
nomina di Bruno Forte a pastore della diocesi di Chieti-Vasto, la nomina
vescovile di don Piero Santoro, il Parco della Costa Teatina che nasce la sere e more la matine, la pista
ciclabile di Vasto Marina (abbass' a La
Marìne, cošta cošte, / ci šta 'na bbella pište fatt' appòšte), fino ad
arrivare alle ultime edizioni con le vittorie del centauro vastese Andrea
Iannone, il restauro della statua di Gabriele Rossetti e l’esibizione delle
Frecce tricolori (Ma che spettàchele… e
quale onore… / a giugne, nghi li "Frecce Tricolori!" / Lu ciéle di Lu
Uašte s'è 'ppicciàte, / Tutt' a huardà pidàrie séme štate.).
Oltre ai
testi "ufficiali", esistono alcune strofe scritte per occasioni
speciali, cantate una sola volta davanti ad alcune Associazioni oppure
all'interno di particolari eventi. "La 'jjònde", così come li ha
simpaticamente definiti l'autore, richiamano "l'aggiunta" che i
fornai una volta usavano dare quando il pane non arrivava al giusto peso.
Ecco
alcuni esempi:
La “'jjònde”
per San Lorenzo
A cchištu
cande mo ci šta la ‘jjònde
pe’ salutà
tutte šta bbella ggende,
vulém’ aringrazià’
pe’ ll’accuglienze,
chišta
cundràde di Sande Lurenze.
A la fine di ‘štu cande
vi dicéme grazie tande,
v’ auguriàme bbene e amore
pe’ n’addr’ e ccend’anne angòre.
La “'jjònde”
per l’UNITALSI
A cchištu
cande mo ci šta la ‘jjònde
pe’ salutà’
tutte ‘šta bbella ggende,
pe’ ddice
bbrave a li vulundarie
di
‘št’Organizzazione umanitàrie.
Tanda ggende ni’ li sa
quand’ è bbelle a fa’ lu bbene,
quand’ è bbelle lu surrise
di chi soffre tanda pene.
La “'jjònde”
per TRSP
A ‘šta
canzone mo ci vo’ la ‘jjònde,
e
apprufittàme mo che štem’ in ònde.
Vulém’
aringrazià’ chi šta ‘ ssindì’,
Do’
Štellerine e Tti’eRr’eSse’Ppi.
E cchišta Televisione
pozz’avé’ la bbinizzòne,
ammitàme
tuttiquende
a ‘jjutà’ chišt’ emittende.
Nel 2014, a dieci anni di distanza dalla prima pubblicazione, dal titolo Ogne anne 'na Štorie, Fernando
D’Annunzio ha deciso di dare alle stampe l’intera raccolta di testi, che
rappresentano un vero patrimonio per la città, per tutti i cultori delle
tradizioni popolari vastesi e per gli appassionati della bella parlatura
paesana. Un volume che racconta, con toni delicati e ironici, uno spaccato di
vita quotidiana, quasi un ideale diario lungo vent’anni, dove il lettore viene
accompagnato e invitato a riflettere sulle principali vicende che, nel bene o
nel male, hanno segnato parte della propria vita.
Il pregevole volume curato dall'autore, con la collaborazione di Pasquale
Spadaccini e Beniamino Fiore, edito da Il Torcoliere di Vasto, oltre a
raccogliere le venti Štorie dal 1995 al 2014, comprende una ricca
documentazione storica e fotografica sul "Carnevale nell'antica tradizione
vastese".
Al termine di questo viaggio alla ri-scoperta di storie e personaggi che nel tempo hanno animato
questa bella tradizione carnascialesca vastese, non ci resta che invitarvi domani
a gustare le venti strofe dell'edizione 2016, mentre all'autore, l'amico
Fernando D'Annunzio, oltre ai doverosi ringraziamenti, rivolgiamo l'invito a
continuare a scrivere Štorie ancora per tanti anni,
perché come egli stesso ha scritto nella prima edizione Nin z' adà mannà' 'n pinzione chišta bbella tradizione.
Buon
Carnevale a tutti!
Lino Spadaccini
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