lunedì 25 aprile 2016

LA FESTA DELL’INCORONATA NEL SEGNO DEL PERDONO E DELLA CARITA’ E GIUSTIZIA

C’è stata grande affluenza di fedeli alla tradizionale festa della Madonna Incoronata di Vasto. La statua della Vergine, dopo essere stata per un’intera settimana esposta alla venerazione del popolo, presso la Cattedrale di S. Giuseppe, con le S. Messe e gli approfondimenti spirituali tenuti da don Nicola Florio, parroco della Natività di Maria SS. di Cupello, nel pomeriggio di Sabato 23 aprile è
stata riportata processionalmente nella propria chiesa, accompagnata dal Complesso Bandistico "San Martino" e da tanti devoti.

Qui si è svolta la celebrazione eucaristica, presieduta da Padre Carmine Ranieri, Provinciale dei Cappuccini, mentre in serata c’è stata l’esibizione del Coro Parrocchiale dell’Incoronata per un gioioso Omaggio a Maria. Varie le iniziative comunitarie programmate per domenica 24 aprile. Oltre a momenti intensi di partecipazione religiosa, in serata ci sono stati: un intrattenimento musicale con il Cicirinella Live Tour di "Tequila e Montepulciano Band", lo spettacolo del cabarettista pugliese "Uccio De Santis", noto al grande pubblico per le partecipazioni televisive a "La sai l'ultima?", andata in onda sulle reti Mediaset, la pesca di beneficenza e i tradizionali fuochi pirotecnici della Ditta Pirogiochi di San Severo. Interessanti le tematiche che sono state proposte dal parroco Padre Eugenio Di Giamberardino per la festa di quest’anno: quella del perdono e quella della carità e giustizia. “Perdonare – ha sottolineato Padre Di Giamberardino - significa donare, cioè fare un regalo, non ricambiare il male ricevuto, non farsi giustizia da sé. Il perdono è un dono gratuito che è fatto anche a chi non lo merita. Perdonare non significa dimenticare oppure fingere di non aver ricevuto un torto. Gesù non chiede di dimenticare, ma di perdonare, cioè di fare col nostro prossimo quello che Dio fa con noi quando ci perdona i peccati. Dio rimette i nostri peccati gratuita­mente, anzi pagandoli col sacrificio della Croce per soddisfare la giustizia divina. Gesù non chiede di riparare con le nostre penitenze le offese che riceviamo dai nostri nemici, ma sem­plicemente di perdonarli, mettendo da parte il nostro orgoglio ferito dall'offesa ricevuta”. Per quanto riguarda l’altro tema (la Carità e la Giustizia) sono state dettate queste incisive riflessioni: “Ho dato un vestito ad un extracomunitario, credevo di essere stato "generoso". In realtà gliel'ho dato per disfarmene, non mi serviva più. Ho dato qualche euro ad un mendicante. Mi sentivo "a posto". Invece gli ho dato ben poco, pensando alle volte in cui non ho fatto buon uso del denaro. Ho accompagnato un ragazzo cieco per un pezzo di strada. Mi sentivo "grande". Invece era doveroso. Perché io ci vedevo, e lui no. Ho dato l'elemosina a un tale che non se n e andava. Quando poi se ne andato, mi sentivo " a posto", ma non avevo considerato che aveva bisogno anche di sentirsi accolto. Ho dato da mangiare a un povero, credevo di essere stato caritatevole. Invece ho dato il minimo, se penso che io ho abbondanza e lui no. Ho stretto la manina di una bambina sporca e vestita di stracci, credevo di essere stato "buono", ma non ho pensato di avere anche un debito d'amore verso di lei. I poveri che incontro o bussano alla mia porta, non sono fatti per sentirmi "a posto" quando do loro una moneta, un pane, un bicchiere d'acqua, un vestito usato, un piatto di minestra. Dio ci ha fatti per aiutarci l'un l'altro”.
 LUIGI MEDEA 

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